I viaggi rendono più felici dei possedimenti materiali: lo dice la scienza (1 / 2)

I viaggi rendono più felici dei possedimenti materiali: lo dice la scienza

Viaggiare è una cosa meravigliosa, diciamocelo: ci sono effettivamente poche esperienze gratificanti e catartiche come l’atto di fare i bagagli, lasciarsi dietro qualcosa e partire con il proprio carico di aspettative verso una meta lontana. Certo oggi il viaggio viene spesso definito, alquanto impropriamente, alla stregua di una semplice “passione”. Come se fosse una partita ai videogiochi o una nuotata in piscina. In realtà però l’atto del viaggio è molto, molto più profondo e tocca tasti e corde che affondano le loro radici nell’essenza stessa dell’essere umano.

Viaggiare infatti, prima di essere un piacere, è un istinto naturale: il viaggio è scritto nel nostro DNA, siamo animali fondamentalmente migranti e colonizzatori. Certo l’agricoltura ci ha permesso di scoprire la sedentarietà, e questo di creare città e civiltà e dare inizio a quella parabola di progresso che ben conosciamo, e che continua ancora oggi. Ma ora che abbiamo preso possesso della quasi totalità delle aree effettivamente abitabili del pianeta, cosa facciamo? Cerchiamo di rendere abitabili anche quelle inospitali e guardiamo allo spazio.

Nel secolo scorso l’era delle grandi scoperte si era già chiusa da un pezzo, quantomeno per quel che riguardava il nostro pianeta. Ma non appena l’industria missilistica si è evoluta al punto da poterci permettere effettivamente di guardare allo spazio con uno sguardo di conquista, ecco che l’atavico istinto colonizzatore si è immediatamente risvegliato, ed oggi già parliamo di terraformare Marte e di trasferirci, un domani, su nuovi sistemi planetari. Basta questo a rendere chiaro un concetto già lapalissiano di per sé: l’essere umano non è animale da radici.