Nettuno, il pianeta blu del Sistema solare dal nome del dio romano del mare, ha una nuova luna. La sorprendente (come quella dei misteriosi segnali provenienti dallo spazio) scoperta è ad opera del Telescopio Spaziale Hubble, in bassa orbita terrestre dal 1990. La 14esima luna dell’ottavo pianeta del nostro sistema planetario si chiama ufficialmente Ippocampo, un satellite dal diametro di appena 34 km risultante il più piccolo tra le lune interne di Nettuno.
Un’attenta osservazione dell’immagine di Hubble ha indotto Mark Showalter, astronomo del SETI Institute in California e cacciatore infallibile di satelliti naturali, nell’incredibile scoperta. Nemmeno la sonda Voyager 2, lanciata dalla Nasa negli anni ’70 nell’ambito della missione Voyager per sondare da vicino Giove, Saturno, Urano e Nettuno ed allontanarsi dal Sole come mai provato prima, era riuscita in un’impresa simile.
La sonda, infatti, seppur sorvolando Nettuno nel 1989, regalandoci l’individuazione di sei piccole lune interne del pianeta, non era riuscita ad adocchiare la piccola Ippocampo, posizionata esattamente tra Proteo e Larissa. Si suppone già, dunque, che la nuova luna sia un antico frammento di Proteo.
I 14 satelliti naturali del pianeta prendono tutti il nome dalle divinità marine minori della mitologia greca, rifacendosi all’unisono al significato della denominazione Nettuno; Ippocampo è un animale mitologico metà cavallo e metà pesce, che è spesso associato al più comune cavalluccio marino. A seguito dei primi avvistamenti relativi al periodo compreso tra gli anni 2003-2009, il nuovo satellite era stato battezzato S/2004 N 1, denominazione sostituita recentemente dal più consono nome di Ippocampo, per le constatate caratteristiche fisiche della luna.
L’emozionante scoperta del gigante gassoso Nettuno, osservato per la prima volta da Galileo Galilei nel 1612, risale al 23 settembre 1846. Solo allora, il francese Urbain Le Verrier ha potuto approssimare, con evidente certezza, posizione e massa del pianeta. Diciassette giorni dopo, William Lassell ha scoperto la più grande luna di Nettuno, Tritone, aprendo le danze ad una serie di sorprese che, un secolo dopo, avrebbero rivelato l’esistenza di Nereide e di tutte le altre lune, quali Larissa, Naiade, Talassa, Despina, Galatea, Proteo, Alimede, Sao, Psamate, Leonida, Neso e, l’ultima, Ippocampo.