Un terremoto di magnitudo 7,7 ha colpito ieri il Myanmar, con epicentro situato 16 chilometri a nord-ovest della città di Sagaing. Registrato alle 14:20 ora locale (le 7:20 in Italia) a una profondità di 10 chilometri, il sisma ha causato gravi danni in diverse regioni del paese e in aree limitrofe.
L’evento sismico è stato percepito fortemente anche in Thailandia, soprattutto a Bangkok, dove il panico ha spinto centinaia di persone a riversarsi per le strade mentre gli edifici tremavano. Secondo l’agenzia per i terremoti di Pechino, scosse sono state avvertite anche nella provincia cinese dello Yunnan. In Myanmar, la giunta militare ha dichiarato lo stato di emergenza in sei regioni, tra cui Sagaing, Mandalay e Naypyidaw, chiedendo aiuti umanitari alla comunità internazionale.
Il bilancio provvisorio è pesante: almeno 25 decessi accertati, tra cui dieci persone decedute nel crollo di una moschea a Mandalay e otto in un edificio in costruzione nella stessa città. L’ospedale di Naypyidaw è sovraccarico, e le immagini sui social mostrano sanitari che faticano a gestire l’emergenza.
Infrastrutture critiche hanno subito gravi danni. Sono crollati il vecchio ponte di Sagaing e alcune sezioni della Yangon-Mandalay Expressway, incluso il ponte Dotehtawadi, causando la chiusura di importanti arterie stradali. Anche gli aeroporti di Mandalay e Naypyidaw risultano gravemente danneggiati.
Un’ulteriore scossa di magnitudo 6.4 ha seguito il terremoto principale pochi minuti dopo, colpendo 18 km a sud di Sagaing e aggravando la situazione. In Thailandia, il premier Paetongtarn Shinawatra ha dichiarato lo stato di emergenza a Bangkok, dove il crollo di un grattacielo in costruzione ha intrappolato decine di operai. Intanto, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha confermato che non risultano italiani coinvolti.
Con le operazioni di soccorso in corso e il bilancio delle vittime destinato a salire, l’intera regione si trova ora a fronteggiare le conseguenze di una delle peggiori catastrofi degli ultimi anni.