Osama bin Laden: il nuovo alleato degli Stati Uniti

Osama bin Laden, l'ex numero uno dei ricercati della CIA, si opponeva con fermezza alla creazione di uno Stato Islamico: è questo quanto emerge dalle lettere dell'ex leader di Al Qaeda, pubblicate dagli Stati Uniti. La macchina propagandistica USA si è messa in moto: ora Osama è un alleato

Osama bin Laden: il nuovo alleato degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno deciso di rendere pubbliche le ultime testimonianze scritte di Osama bin Laden, lo “sceicco del terrore” che per anni tenne l’Occidente sotto scacco, fino al famoso raid che decretò la sua fine, sul quale il mondo intero continua a discutere a causa delle presunte menzogne di Barack Obama a riguardo. Testimonianze molto diverse da quelle alle quali Osama aveva abituato i suoi nemici, che raccontano l’uomo prima del terrorista: l’affetto per i figli, la fedeltà alla moglie, e soprattutto la grande deplorazione per la causa dell’Isis.

Il materiale secondo le fonti è stato rinvenuto in Pakistan, nel suo rifugio segreto di Abbottabad insieme a tutta la documentazione appartenente all’ex terrorista più ricercato del pianeta. Tra i reperti rinvenuti, vi sono ad esempio veri e propri “questionari d’assunzione” per gli aspiranti di Al Qaeda, nei quali venivano proposte domande come “Quali sono i tuoi hobby?” o “Che obiettivi hai in questo campo?”, affiancate a quesiti un poco meno tradizionali, come “Chi contatteremmo in caso diventassi martire?”.

Ma come già detto, i documenti pubblicati non raccontano soltanto l’attività terroristica di Osama bin Laden, ma si soffermano sulla sua figura umana. Spuntano infatti lettere destinate alla famiglia, che esprimono tutta la preoccupazione dell’ex obiettivo numero uno della CIA per la sorte dei suoi consanguinei. All’interno di queste missive, mantenute segrete fino a poco tempo fa, bin Laden raccomanda alla prole di evitare le brutte compagnie, ed alle figlie femmine in particolare di procurarsi un buon partito per il matrimonio.

Insomma, la Central Intelligence Agency ha deciso di aprire uno spiraglio nel suo (quasi) impenetrabile muro di gomma, e rendere pubblica una documentazione dapprima secretata, che per i revisionisti ha pressappoco la stessa valenza della manna per gli israeliti nella mitologia biblica. Ma perché farlo, perché in questo modo, perché ora? E’ presto spiegato: se l’Isis può vantare su fenomeni della propaganda, gli Stati Uniti non sono certo da meno, anzi. Ed è proprio l’Isis il bersaglio indiretto di queste rivelazioni.

Perché Osama, nelle sue lettere, ha più volte criticato l’ideale della creazione di uno Stato Islamico: “E’ inutile perdere tempo con la sua creazione, meglio concentrarsi nella lotta agli Stati Uniti […] Colpite le ambasciate, attaccate le compagnie petrolifere. Evitate invece obiettivi come militari e forze di polizia locali”. Ciò che emerge da queste affermazioni, sono le differenze tra il background di Osama bin Laden, e quello dei fondamentalisti dell’Isis: Osama era un uomo facoltoso, estremamente colto ed intelligente, proveniva da una famiglia ricca. E si avvicinò al terrorismo in seguito all’invasione dell’Afghanistan da parte dei sovietici.

L’Afghanistan infatti, fino ad allora non aveva mai destato particolari preoccupazioni, anzi dagli inizi del secolo era stato interessato da un lento ma continuo processo progressista, che stava permettendo al Paese di abbandonare le tradizioni più fondamentaliste, per coniugare le proprie esigenze di cultura al lifestyle occidentale. Ma l’invasione russa cambiò tutto, facendo precipitare la nazione secoli addietro, favorendo il proliferare di gruppi di integralisti religiosi; rendendo Osama, quello che sarebbe diventato.

In sostanza, bin Laden era certamente un terrorista sanguinario, ed indubbiamente fu un fanatico religioso di grande portata, ma nonostante ciò non perse mai di vista il suo obiettivo: difendere il proprio Paese dall’invasione straniera. E’ questa la ragione che lo spinse a fondare Al Qaeda, ed a dichiarare guerra alle grandi potenze occidentali.

Per questo non aveva mai visto di buon occhio la creazione di uno Stato Islamico: il suo scopo non era conquistare il mondo, sottometterlo alla fede islamista, ma punire i coloro che avevano fatto precipitare l’Afghanistan nuovamente nel Medioevo, sia a livello industriale che culturale. Una situazione peraltro già verificatasi in Giappone nel corso della Seconda Guerra Mondiale, con la distruzione sistematica di oltre il 90% della superficie edificata dei centri urbani da parte dei bombardamenti USA, sebbene poi i nipponici abbiano saputo rispondere in maniera diametralmente opposta.

Interessante notare sotto questo profilo come gli statunitensi, in quel frangente, risparmiarono la sola Kyoto, unico grande centro urbano non interessato dai bombardamenti: Kyoto era l’emblema dell’Antico Giappone feudale. Un messaggio subliminale che intendeva spingere i giapponesi verso il “ritorno alle origini”, per tentare di eliminare un pericoloso concorrente sul mercato orientale.

Excursus a parte, si torna ora all’origine della questione: perché la CIA ha deciso di restituire dignità ed umanità alla figura di Osama bin Laden? Perché rivalutarla, riqualificarla, seppur solo parzialmente? Innanzitutto, perché oramai l’ex leader dei terroristi è morto e sepolto, e non rappresenta più una minaccia. In secondo luogo, perché è diventato un’inaspettata risorsa: mettere l’immagine di Osama bin Laden, venerato da molti jihadisti praticamente al pari di un santo, contro lo stato islamico significa dividere i terroristi alla radice. Divide et Impera, solevano consigliare i romani. Mettili l’uno contro l’altro, e poi schiacciali.

E con la Roma Antica, gli Stati Uniti presentano ben più di un’analogia. L’Occidente ha dunque trovato nel defunto “sceicco del terrore”, o meglio nella strumentalizzazione della sua figura mediatica, un nuovo alleato contro l’Isis. Messaggio ai terroristi di tutto il mondo: “Dovete smetterla di insistere sulla formazione di uno Stato Islamico. Non serve alla causa della Jihad”. Firmato, Osama bin Laden.

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