Una sciagura si sta delineando in Nepal dove due alpinisti italiani, Stefano Farronato e Alessandro Caputo, sono stati trovati privi di vita dopo essere stati travolti da una valanga sul monte Panbari Himal (6.887 m) venerdì scorso, mentre cercavano la vetta. La conferma è arrivata dal ministero degli Esteri italiano, la Farnesina, che ha precisato come sul posto le operazioni di soccorso siano fortemente ostacolate dalle condizioni meteo e dagli accumuli di neve, e che risulterebbero diversi irraggiungibili al momento.
“Sono almeno cinque gli italiani coinvolti”, aggiungono testimoni presenti nel campo base di un’altra valanga sul monte Yalung Ri, che avrebbe causato la scomparsa di altri tre connazionali. Secondo fonti diplomatiche, Farronato, 50 anni, arboricoltore di Bassano del Grappa con numerose spedizioni all’attivo in Nepal, Canada e Alaska, e Caputo, 28 anni e maestro di sci a Sankt Moritz, facevano parte dello stesso team insieme al terzo alpinista italiano rimasto al campo base, Valter Perlino.
Perlino, 64 anni, veterinario di Pinerolo, ha dato l’allarme dopo aver assistito all’evento fatale. Contemporaneamente, sempre in Nepal, un’altra valanga ha provocato quella che viene descritta come una “str@ge di alpinisti”, con almeno sette deceduti tra i quali tre italiani, due nepalesi, un tedesco e un francese, mentre quattro alpinisti risultano contusi.
La Farnesina ha spiegato che la situazione è resa critica dalla zona altamente impervia e poco frequentata e che tra gli italiani coinvolti ce ne sarebbero altri cinque-sei la cui situazione è al momento non verificabile. I familiari di uno degli alpinisti, Marco Di Marcello, 37 anni di Chieti, biologo e guida alpina partecipante a una spedizione parallela, continuano a sperare: il segnale del suo radio-satellite, che si aggiorna ogni 4 ore, è ancora attivo e secondo la famiglia la traccia mostrerebbe un “movimento” che lascia aperta la speranza di un suo ritrovamento.
Il contesto del triste episodio richiama l’imprevedibilità della montagna himalayana: condizioni meteo instabili, terreno ad alta criticità e tempistiche ridotte per intervenire. Le operazioni di soccorso, condotte da team locali e internazionali, sono rallentate dalla difficoltà degli accessi e dalla sicurezza.
I testimoni sul posto sottolineano che le valanghe sono state improvvise e in aree in cui non era immediato verificare la presenza di alpinisti. Le autorità italiane, insieme al consolato generale a Calcutta, sono in continuo contatto con i partner nepalesi e stanno monitorando attentamente l’evolversi della situazione. Le famiglie coinvolte sono assistite da un fondo di crisi. I nomi delle vittime italiane già confermate sono: Farronato e Caputo; gli altri dispersi sono ancora in ricognizione. Anche le associazioni di alpinismo e montagna si sono attivate per garantire supporto logistico e psicologico alle famiglie.