Manager vietnamita condannata alla pena capitale per frode

La manager vietnamita 67enne Truong My Lan è stata giudicata colpevole di truffa e corruzione per 25 miliardi ed è stata condannata alla pena capitale.

Manager vietnamita condannata alla pena capitale per frode

Giovedì un tribunale di Ho Chi Minh City nel Vietnam ha condannato a morte la magnate immobiliare 67enne Truong My Lan, una delle donne più ricche del paese, per il suo ruolo in un caso di frode finanziaria da 304 trilioni di dong (circa 25 miliardi di euro), l’equivalente del 3% del prodotto interno lordo vietnamita.

Dopo l’arresto lo scorso ottobre, il suo processo è iniziato il 5 marzo ed è terminato in poco più di un mese. La notizia arriva in seguito ad una campagna contro la corruzione, problema che il leader del Partito comunista al potere nel paese, Nguyen Phu Trong, si è impegnato da anni a reprimere. Il quotidiano locale Thanh Nien ha affermato che gli 84 imputati nel caso hanno ricevuto condanne che vanno dalla libertà vigilata per tre anni all’ergastolo.

Tra loro ci sono il marito di Lan, Eric Chu, un uomo d’affari di Hong Kong, condannato a nove anni, e sua nipote a 17 anni. La Lan, presidente della società immobiliare Van Thinh Phat Holdings Group, è stata giudicata colpevole di appropriazione indebita, corruzione e violazione delle regole bancarie al termine del processo.

Continueremo a lottare per vedere cosa possiamo fare“, ha detto a Reuters un membro della famiglia della donna, che si era dichiarata non colpevole, parlando a condizione di anonimato. Prima del verdetto, l’avvocato Nguyen Huy Thiep aveva detto che Lan avrebbe presentato ricorso contro la sentenza. Il Vietnam la pena capitale, principalmente tramite iniezione, si applica anche per crimini economici.

Secondo gli investigatori, la donna avrebbe sottratto circa 304 trilioni di dong dalla Saigon Joint Stock Commercial Bank, che ha controllato illegalmente tra il 2012 e il 2022 attraverso dozzine di deleghe nonostante le regole limitassero rigorosamente le grandi partecipazioni negli istituti di credito, per dirottare i miliardi di fondi attraverso migliaia di società fantasma.

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