Nei giorni scorsi ci siamo concentrati su una bufala riguardante la forma di finanziamento preferita dai terroristi dell’Isis, ovvero la criptomoneta nota come Bitcoin: in quel caso abbiamo ricordato come, pur essendo i terroristi attenti a coprire le rispettive tracce, quanto si tratta di finanziamenti, operano straordinariamente “alla luce del Sole”. I Bitcoin, insomma, sono una moneta virtuale che dà fastidio, più che il “Mefistofele” della finanza mondiale.
Oggi torneremo sulle voci inerenti gli strumenti preferiti dall’Isis per organizzare le azioni terroristiche e, in particolare, ci focalizzeremo sulla bufala del “Mercurio Rosso”. Secondo questa voce diffusa in diversi siti web cospirazionisti, i terroristi di mezzo mondo, ma anche i regimi autoritari, cercherebbero il “mercurio rosso” perché, consentendo di fare a meno del materiale fissile, permetterebbe di concentrare veri e propri ordigni nucleari nello spazio ristretto di una valigetta. Va da sé che, con tali peculiarità straordinarie, anche l’Isis starebbe cercando – secondo il New York Times – di procurarsi tale materiale.
Il busillis, in questo caso, sta nel fatto che tale materiale NON esiste per la scienza ufficiale. L’unico a parlarne, con convinzione, sarebbe il fisico nucleare Sam Cohen, secondo cui il mercurio rosso sarebbe un “ballotecnico”, capace di sprigionare ampio calore se sottoposto a pressione, e inventato dagli scienziati sovietici sulla fine dell’URSS per consentire la creazione di esplosivi nucleari piccoli come una pallina da softball. Tranquillizzatevi: non c’è stata mai alcuna conferma ufficiale, dal mondo della Scienza, sull’esistenza reale di un tal prodotto.
Fatto sta che una volta creato il mito, se n’è creata anche la domanda. Nel 2002 il governo di Ceylon informò l’ambasciata locale statunitense del fatto che i separatisti delle Tigri Tamil stavano cercando di procurarsi il terribile mercurio rosso e il dipartimento di Stato USA spiegò di lasciarli fare perché quel materiale era un “colossale imbroglio”. Purtroppo la bufala in questione si è diffusa anche con risvolti tragici: da qualche tempo si è iniziato a pensare che tale materiale, del quale persino un trafficante d’arte siriano aveva dato notizia ad una giornalista investigativa della CBS, sia decisamente reperibile nelle mine antiuomo. Risultato? Nei paesi più poveri la gente va a caccia di mine, residuato delle locali guerre civili, per trarne questo costosissimo e ambitissimo esplosivo…con la conseguenza che interi villaggi saltano in aria!
E allora perché questa bufala continua a circolare? Le ipotesi più serie sono che dietro la denominazione di “mercurio rosso” si celi il commercio di un materiale reale più pericoloso e, in tal caso, mantenere l’allerta sarebbe giusto. Tuttavia potrebbe anche trattarsi di una bufala costruita ad arte per far sì che i terroristi, anche dell’Isis, perdano il loro tempo…ed i propri fondi…dietro il Santo Graal degli esplosivi nucleari…In tal caso, il fine giustificherebbe i mezzi…
Quale che sia la vera ragione che si cela dietro questa bufala, la cosa migliore è sempre di non credervi e di non diffonderla. Anche se, volentieri, lo fareste a fin di bene.