L’Europa si mobilita col ritorno della leva obbligatoria

Il Parlamento ha approvato il ritorno del servizio militare obbligatorio, segnando una svolta nelle politiche di difesa in risposta alle crescenti incertezze geopolitiche.

L’Europa si mobilita col ritorno della leva obbligatoria

Il 24 ottobre 2025 rappresenta una data storica per la Croazia. Con una maggioranza schiacciante di 84 voti favorevoli su 151 presenti, il Parlamento di Zagabria ha approvato il ripristino della leva militare obbligatoria, La decisione non è stata unanime. Tra i 151 deputati, 11 hanno votato contro e 30 si sono astenuti. L’opposizione di sinistra ha criticato duramente la riforma, definendola discriminatoria verso le donne e come potenziale violazione dei diritti degli obiettori di coscienza.

Dal 2008, anno in cui la Croazia aveva abolito il servizio militare per abbracciare un modello di esercito professionale, il paese balcanico aveva gradualmente ritirato la coscrizione. Oggi, in un contesto geopolitico radicalmente cambiato, quella scelta viene riconsiderata. La decisione non arriva in un vuoto politico. Dietro questa mossa strategica c’è la consapevolezza di vivere in un’Europa segnata da crescenti incertezze: la guerra in Ucraina ha scosso il continente, rivelando fragilità nelle capacità difensive che molti ritenevano superflue. La Croazia, membro della NATO dal 2009 e dell’Unione Europea dal 2013, si è trovata geograficamente vicina a un conflitto che ha dimostrato quanto le minacce possono materializzarsi rapidamente.

Il ministro della Difesa croato Ivan Anusic ha dichiarato al Parlamento: “Stiamo assistendo a un aumento di vari tipi di minacce, che richiedono un’azione rapida ed efficace da parte della comunità nel suo insieme“. Questa affermazione sintetizza il ragionamento che ha spinto il governo a riconsiderare la leva. A partire dal 2026, circa 18.000 giovani uomini all’anno saranno chiamati al servizio militare obbligatorio.

Il primo gruppo interessato sarà costituito da chi è nato nel 2007 – i cosiddetti “diciottenni del 2025” – i quali riceveranno convocazioni per visite mediche già entro la fine di quest’anno. Il servizio durerà solamente due mesi, un periodo destinato all’addestramento militare di base e alla formazione in situazioni di crisi.

Durante questo lasso di tempo, i coscritti riceveranno uno stipendio mensile di 1.100 euro, una cifra che riconosce il valore del contributo fornito. Una componente importante della riforma riguarda la flessibilità: le donne rimangono esentate dall’obbligo, anche se possono partecipare volontariamente. Chi ha obiezioni di coscienza può optare per un servizio civile alternativo della durata di tre o quattro mesi.

Inoltre, chi completerà con successo il servizio militare avrà accesso a vantaggi nei concorsi pubblici, un incentivo che mira a valorizzare l’esperienza acquisita. La Croazia non è un caso isolato. La decisione si inserisce in un trend europeo più ampio di ripensamento delle strategie difensive. Altre nazioni del continente, come la Germania, stanno anch’esse riconsiderando i propri modelli militari. 

Questo fenomeno riflette una realtà incontestabile: il sistema di sicurezza europeo che aveva funzionato nel decennio post-guerra Fredda appare sempre più inadeguato di fronte alle sfide contemporanee. 

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