Da qualche giorno a questa parte i media di tutto il mondo hanno diffuso la notizia riguardante il preoccupante livello di inquinamento raggiunto nelle città cinesi del nord-est.
Il fenomeno è stato battezzato col nome di “Airpocalypse”, tradotto in italiano come “Apocalisse dell’aria”. In effetti le immagini che circolano sulle piattaforme mediatiche mostrano città avvolte da una surreale oscurià che le fa appunto apparire come mitologici paesaggi reduci dal famigerato disastro biblico.
Alla luce di tutto ciò viene spontaneo pensare a come possano vivere le persone immerse in una cappa di smog 50 volte superiore ai livelli massimi previsti dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Uno studio presentato all’ “American Heart Association” ha calcolato che se si riuscisse a raggiungere il livello di qualità dell’aria ottenuto in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008, quando il governo cinese limitò il traffico automobilistico e chiuse temporaneamente fabbriche e cantieri, entro il 2030 i casi di decesso dovuti a complicazioni cardiovascolari potrebbero addirittura essere 900.000 in meno. Un’aria più pulita infatti prevenirebbe nell’arco di 5 anni ben 304 mila casi d’infarto e 619 mila morti dovute a malattie cardiache. Inoltre, è stato dimostrato che l’inquinamento atmosferico innalza il rischio di ictus.
I problemi sorti per via dello smog fuori controllo sono però anche logistici; questa fitta nebbia inquinata ha difatto costretto le autorità a chiudere le autostrade e a cancellare i voli. Si stima appunto che la visibilità in queste città sia di 500 metri al massimo. Un caso particolarmente limite è dato da Shenyang, metropoli cinese che conta pressapoco 8 milioni di abitanti; l’area è infatti la più colpita dallo smog, tanto che il livello di inquinamento nella suddetta città è attualmente il più alto che si sia mai registrato nel mondo.
Questa nube tossica non sarebbe dovuta principalmente al traffico automobilistico o alle numerose fabbriche, ma bensì ai vecchi impianti di riscaldamento a carbone, che una volta accesi rilasciano nell’ambiente fumi nocivi. Nel nord-est della Cina gli inverni sono particolarmente rigidi, con una temperatura che può raggiungere picchi di -30 gradi, rendendo così indispensabili fonti di calore all’interno delle abitazioni.
Recentemento la questione degli elevati livelli di smog in Cina era stata portata alla ribalta dalla giornalista Chai Jing, il cui documentario è stato però censurato.