In Cina scoppia nuovamente l‘allarme inquinamento, un problema che era salito per la prima volta alla ribalta delle cronache internazionali in occasione dell’organizzazione delle Olimpiadi di Pechino del 2008. E già allora la situazione era tragica, dal momento che sovente le stesse autorità invitavano i cittadini cinesi a rimanere chiusi in casa, e tenere i bambini lontano dalle strade intasate dallo smog urbano. Ma il grande successo dei Giochi aveva fatto degradare l’importanza della questione, facendola scivolare in secondo piano.
A risollevare il problema in queste ore stata Chai Jing, ex giornalista televisiva 39enne, che ha prodotto e realizzato a proprie spese un documentario intitolato “Under the Dome” (Sotto la Cupola), pubblicato online nel fine settimana. Il servizio è diventato immediatamente virale, ed ha scioccato l’intera popolazione cinese, al punto che le stesse autorità governative hanno immediatamente ordinato la sua censura. Una risposta oscurantista e tardiva, dal momento che, stando ai dati raccolti dal Global Times, il lavoro della Jing ha già raggiunto l’incredibile cifra di 155 milioni di visualizzazioni giornaliere.
La stessa ex giornalista ha resto noto di aver deciso di produrre e realizzare autonomamente il documentario sull’inquinamento nell’ottica della sua personale battaglia contro lo smog in Cina: una questione pubblica che, nel suo caso, sfocia nella sfera privata, dal momento che la figlia della donna è nata con un tumore benigno proprio per via dell’incredibile tasso d’inquinamento registrato nel Paese asiatico. Il filmato denuncia l’operato del governo, che utilizza abitualmente combustibili fossili di bassa qualità in virtù del risparmio economico, senza tenere conto dell’inquinamento generato da questi ultimi, affermando inoltre che l’operato dei funzionari pubblici viene giudicato esclusivamente in relazione alla crescita del Pil, facendo passare in secondo piano qualsiasi altro fattore. Compresa l’incidenza delle loro azioni sulla salute pubblica.
L’intero documentario, che ha nello smog il suo protagonista principale, dura circa un’ora e trenta minuti, e mette in comparazione le politiche cinesi riguardanti l’inquinamento con quelle adottate a Los Angeles ed a Londra. Nel filmato sono infatti presenti interviste ad alcuni funzionari delle due metropoli anglofone, a loro volta afflitte dalla piaga dello smog in passato, i quali spiegano le misure adottate in entrambe le città per contrastare il fenomeno con successo. Misure che in Cina non vengono tenute in considerazione, denuncia Chai Jing. Anzi, è persino proibito parlarne apertamente. Alla donna fa eco il China Daily, che accusa: “Il governo va spinto a prendere altre iniziative, e la gente deve acquisire maggiore consapevolezza di ciò che può fare per combattere l’inquinamento”.
Particolarmente disastrosa è la situazione di Pechino, talmente afflitta dallo smog da raggiungere in inverno il livello di 500 microgrammi di polveri sottili per metro cubo d’aria, quando la soglia limite fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 25 microgrammi per metro cubo; superata quest’ultima, infatti, la salute umana inizia ad essere a rischio. Cifre impietose, che rendono chiaro ed inequivocabile quanto il problema dell’inquinamento in Cina sia drastico. Per rafforzare il concetto, rendendolo concreto concreto al di là dei numeri, basti pensare che nella capitale cinese l’alba ed il tramonto vengono quotidianamente proiettati su degli appositi megaschermi, poiché la cappa di smog è così ampia e fitta da oscurare persino il Sole.
La data della pubblicazione del documentario di Chai Jing non sembra comunque essere casuale. Nella giornata di oggi si terrà infatti la cerimonia inaugurale dell’appuntamento annuale del Parlamento cinese, con tanto di invitati speciali come celebrità nazionali, e durante il quale è previsto l’intervento di Xi Jinping, Segretario Generale del Partito Comunista cinese. Fondamenta delle teorie politiche di Jinping sono i cosiddetti “Quattro Pilastri“: la costruzione di una società prospera, la promozione di nuove riforme, il rispetto della legge ed il rafforzamento della disciplina interna del Partito. Conoscendo le dinamiche che regolano la politica interna della Cina, sembra difficile che all’ordine del giorno possa figurare anche il documentario della Jing, ma una cosa è certa: la Cina non potrà continuare ad ignorare questo problema ancora a lungo.
Ogni anno infatti sono circa 500.000 le persone uccise dall’inquinamento nel Paese, secondo quanto affermato da alti responsabili del governo di Pechino ora in pensione. Un dato che fa urlare alla tragedia ambientale, destinato a peggiorare se non verranno presi seri provvedimenti a riguardo.