È scattata una nuova fase delle tensioni mediorientali: Israele ha lanciato una massiccia operazione militare contro l’Iran, colpendo centrali nucleari e basi strategiche. Teheran, avvolta da colonne di fumo, si risveglia in macerie. L’offensiva, denominata “Leone nascente”, ha coinvolto oltre 200 caccia, missili di precisione, droni e forze speciali sul campo.
Secondo fonti dell’IDF (Israeli Defense Forces), l’obiettivo era azzerare il programma nucleare iraniano, considerato un pericolo esistenziale per Israele e la regione. I raid hanno causato danni pesanti: sono stati eliminati esponenti di spicco delle forze armate iraniane, tra cui Mohammad Bagheri, capo di Stato Maggiore, Hossein Salami, comandante delle Guardie rivoluzionarie, e Ghulam Ali Rashid, responsabile del comando Hatem al-Anbiya.
Il comunicato israeliano definisce i tre “spietati assassini di massa” e celebra la riuscita dell’operazione con toni trionfalistici, sottolineando come il mondo sia ora “un posto migliore”. La risposta iraniana non si è fatta attendere: Teheran ha lanciato cento droni Shahed verso Israele e ha annullato il previsto round negoziale con gli Stati Uniti previsto per domani a Muscat, interrotto bruscamente dopo mesi di tentativi diplomatici.
Il presidente americano Donald Trump, informato dell’iniziativa mimitare in anticipo, ha ribadito la linea dura contro l’Iran, auspicando una soluzione diplomatica, ma solo a condizione che Teheran rinunci in modo irrevocabile al nucleare. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha rassicurato la comunità internazionale affermando che non sono stati registrati aumenti nei livelli di radiazioni nei siti colpiti, come quello di Natanz, dove secondo fonti d’intelligence israeliane si stavano superando i livelli consentiti di arricchimento dell’uranio, in vista della produzione di armi atomiche.
L’Iran ha denunciato incursioni anche su obiettivi civili: le immagini condivise sul canale ufficiale delle Guardie rivoluzionarie mostrano edifici residenziali in fiamme a Teheran. Israele ribatte affermando che quelle abitazioni ospitavano scienziati coinvolti nel programma nucleare e ufficiali militari. L’intero spazio aereo sopra il Medio Oriente è stato svuotato: voli sospesi da Tel Aviv a Kabul, aeroporto Ben Gurion chiuso e Giordania che ha interdetto il sorvolo del proprio territorio.
Le piazze iraniane sono ora sotto stretta osservazione: Tel Aviv e le intelligence occidentali sperano che, a seguito del caos, possa emergere un movimento popolare capace di minare il potere degli ayatollah. La situazione resta incandescente e in costante evoluzione, con il rischio di un’escalation che potrebbe coinvolgere altri attori regionali.