Isis: prigioniero filmato mentre si scava la fossa

E' emerso altro video-shock di propaganda dell'Isis: un condannato è stato costretto a scavarsi la fossa, testimoniando poi di fronte alla telecamera, prima di essere decapitato. Nel frattempo non si placano gli stupri sulle ragazzine yazide, vendute al "mercato delle vergini"

Isis: prigioniero filmato mentre si scava la fossa

La propaganda dell’Isis non dorme mai, ed escogita sempre nuovi metodi per promuovere l’immagine orripilante dei fanatici islamisti, cercando di incutere timore nelle menti dei cosiddetti infedeli attraverso video e comunicati ad hoc. Talvolta inventando nuovi metodi di esecuzione, talvolta riesumando intramontabili classici del passato. E la vicenda in questione fa senz’altro parte della seconda categoria. Il quotidiano britannico Daily Mail ha infatti proposto le immagini di un prigioniero degli jihadisti, intento a scavarsi la fossa da solo.

Un tipo di pratica precedente l’esecuzione molto comune in tempo di guerra. L’uomo è stato immortalato dai miliziani dell’Isis in un video, ed ha reso noto di chiamarsi Ziad Abdel’al Abu Tarek. Il condannato a morte, di origini siriane, è stato accusato di aver ucciso un membro dell’Isis, e per questo i fondamentalisti islamici l’hanno costretto a scavarsi la sua stessa fossa prima di venire giustiziato.

Quindi, dopo aver scavato a lungo ed aver offerto alla videocamera una testimonianza della propria confessione, l’uomo è stato infine decapitato dai fanatici islamisti. Ma non è tutto, poiché come riporta il sito di Repubblica, nello stesso tabloid sono state narrate le storie-con le relative testimonianze dirette-di donne e ragazzine Yazide stuprate ripetutamente dai fondamentalisti musulmani, pronti a gettare loro addosso acqua bollente nel caso in cui si fossero rifiutate di concedersi. La maggior parte delle sventurate, molte delle quali minorenni, vengono di norma acquistate dagli jihadisti alle cosiddette “aste delle vergini“.

Gli Yazidi sono una minoranza religiosa perseguitata oramai da secoli, tant’è che lo scorso Marzo l’ONU, in un rapporto, aveva denunciato una vera e propria opera di sterminio di massa messa in atto nei loro confronti da parte dello Stato Islamico. I fanatici wahhabiti (puristi estremisti che comprendono non solo i membri dell’Isis, nati proprio da una costola del wahhabismo, ma rappresentano la maggioranza dei credenti anche nei Paesi del Golfo, come l’ultraconservatrice Arabia Saudita) considerano infatti gli Yazidi come feccia, e per questo non perdono occasione per perseguitarli in ogni maniera possibile.

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