Genocidio yazidi, gli “apostati dell’Islam”. Perché così malvisti?

L'Isis avrebbe portato a compimento un vero e proprio genocidio ai danni degli yazidi, secondo quanto denuncia un rapporto dell'ONU. Ma non si tratta del primo episodio di questo genere nella storia di questa minoranza religiosa

Genocidio yazidi, gli “apostati dell’Islam”. Perché così malvisti?

Sarebbe stato l’Isis a compiere il genocidio degli yazidi in Iraq, secondo quanto trapela da un rapporto dell’Agenzia per i Diritti Umani dell’ONU. Ma questa minoranza religiosa non è purtroppo nuova ad episodi di questo genere. Gli yazidi sono seguaci di una religione monoteista di derivazione mesopotamica, che sin dall’antichità hanno sempre sofferto particolarmente le discriminazioni operate ai loro danni da parte dei musulmani. Un po’ come accadde in Europa ai seguaci del Paganesimo, dopo la totalitaria (e nient’affatto priva di persecuzioni) affermazione del Cristianesimo.

Basti pensare che chi pratica lo Yazidismo viene di norma etichettato dai wahhabiti (i “musulmani riformisti”, coloro che predicano un ritorno alle origini ed alla glorificazione della spiritualità; quelli insomma che seguono i testi sacri parola per parola) come apostata, e puntualmente perseguitato.

Ma anche i sunniti non li vedono di buon occhio, al punto da aver affibbiato loro il gran poco simpatico appellativo di “adoratori del Diavolo”. Gli yazidi sono stati ferocemente perseguitati nel corso della storia in particolar modo dall’Impero Ottomano prima, e dal governo turco poi, rischiando addirittura l’estinzione nel 1892, quando gli ottomani misero in atto il primo, vero genocidio della storia perpetrato ai loro danni. Fino a quel momento infatti erano stati perseguitati e giustiziati “solamente” in maniera sommaria.

Altre stragi di yazidi vennero compiute a più riprese dai turchi negli anni ’60 e ’70, particolarmente efferate quelle messe in atto nel 1969 e nel 1975; anche Saddam Hussein non mancò di unirsi alla lista di coloro che tentarono di spazzare via i seguaci dello yazidismo dalla faccia della Terra, promuovendo una feroce campagna repressiva nei loro confronti, con tanto di stermini di massa e deportazioni quotidiane. I fanatici dell’Isis dunque sarebbero solo l’ultima delle sciagure capitate agli yazidi, “rei” di appartenere ad una minoranza religiosa mai effettivamente tollerata in patria, sin dall’invasione delle loro terre da parte dei dominatori arabi.

C’è anche da dire che le abitudini degli yazidi stessi, per via della loro cultura incredibilmente chiusa, che rifiuta a prescindere qualsivoglia rischio di contaminazione esterna (usanza dovuta al fatto che essi stessi si ritengono gli unici, veri discendenti di Adamo, ed intendono pertanto preservare la “purezza della razza“), non aiutano la loro integrazione. Nel 2007 ad esempio, è salito alla ribalta delle cronache il caso di una diciassettenne appartenente alla comunità, la quale venne selvaggiamente picchiata e lapidata per essere stata avvistata in compagnia di un ragazzo appartenente ad un’etnia differente.

L’ultimo caso di genocidio di cui sono state vittime gli yazidi è dunque proprio quello citato ora dal rapporto ONU, basato sulle testimonianze di oltre 100 vittime del massacro. “Lo Stato Islamico-si legge in un comunicato che accompagna il suddetto rapporto-potrebbe aver commesso i tre crimini internazionali più gravi: crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio”. Aberrazioni che vanno ad aggiungersi alla già discretamente lunga fedina penale dell’Isis, che può vantare già accuse di uccisioni sommarie, stupri, torture, schiavitù sessuale e violenze su minori, tra i maggiori capi d’imputazione.

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