L’Isis continua nella sua opera di distruzione di luoghi di culto e vite umane: con la guerra che si è spostata anche all’interno dell’Arabia Saudita, sono state aperte nuove frontiere (o meglio, nuovi fronti di guerra) nella lotta al terrorismo. Perché lo Stato Islamico sta oramai facendo sentire sempre più la sua presenza anche in territorio saudita, un Paese che fino a poco tempo fa non era stato direttamente interessato dalle violenze dei fanatici dell’Isis.
Di recente però la situazione è cambiata, e nelle ultime ore è esplosa un’altra moschea in Arabia Saudita; si tratta di quella di al-Anoud, situata in una regione ad Est del Paese. Lo Stato Islamico ha immediatamente rivendicato “L’attentato suicida davanti allo moschea sciita di Dammam”, portato a termine grazie ad una delle armi più utilizzate dai fanatici religiosi per le loro stragi: un’autobomba imbottita di esplosivo.
L’attentato ha seguito la falsa riga della strage dello scorso venerdì, occorsa ad una sola settimana di distanza da quest’ultima, sempre nello stesso giorno. In quell’occasione era stata presa di mira la moschea dell’Imam Ali di Kudeih, nella provincia di Qatif, ed i morti furono 20. Nel caso di oggi invece sono stati registrati solamente 4 decessi, sebbene si attenda ancora una conferma ufficiale del bilancio dell’attentato.
La nuova escalation di attentati in Arabia Saudita sarebbe, secondo gli analisti, dettata dai rapporti sempre più stretti tra il Paese a capo della Coalizione del Golfo e l’Occidente. Inoltre, di recente la stessa Coalizione sta intraprendendo una campagna di bombardamenti contro i ribelli Houthi nello Yemen, anche a scopo precauzionale visti i confini in comune, e la possibilità concreta di un’invasione da parte dei fondamentalisti islamici.
Ma queste scelte in materia di politica estera sembrano avere fortemente indispettito lo Stato Islamico, che è finito col mettere Riad nella lista dei propri obiettivi; possibilmente attaccando gli sciiti come accaduto lo scorso venerdì e quest’oggi.