Dopo la fatale caduta di Palmira nelle mani dell’Isis, e l’ennesimo scempio perpetrato ai danni dei civili e del patrimonio storico e culturale della città, l’Iraq e la Siria si preparano a ribattere colpo su colpo alle terribili offensive dello Stato Islamico. In particolare le truppe irachene, grazie anche al vitale supporto dei miliziani sciiti ed alla collaborazione delle tribù sunnite presenti nel territorio, hanno dato il via ad una pesante controffensiva militare nel tentativo di riconquistare la provincia di Anbar, attualmente controllata dagli jihadisti del Califfato.
A dare la notizia dell’inizio della campagna di riconquista è stata la televisione statale al-Iraqiya, citando direttamente il Comando delle operazioni congiunte. L’indiscrezione è stata successivamente confermata da una fonte interna al governo di Baghdad, la quale ha riferito all’agenzia di stampa Efe dell’ingresso di militari iracheni all’interno di Ramadi; Ramadi è il capoluogo della provincia di Anbar, e risulta oggi essere ancora nelle mani dell’Isis, dopo essere capitolata in seguito a feroci combattimenti lo scorso 17 Maggio.
La notizia è arrivata proprio concomitanza di una forte polemica nata negli Stati Uniti per bocca di Ashton Carter, Segretario alla Difesa USA, particolarmente indispettito dalla caduta di Ramadi avvenuta nove giorni fa. Carter ha infatti accusato l’esercito iracheno di “scarso impegno” nella lotta al terrorismo, lamentando il fatto che gli iracheni non abbiano ancora conseguito vittorie di particolare rilevanza sul campo. Accuse subito smentite dal Premier Abadi, che ha citato l’operazione di riconquista di Ramadi come sempio della volontà dell’Iraq di cacciare l’Isis dai propri territori.
Nel frattempo giungono voci di un contingente del Califfato inviato ad Anbar per rafforzare le difese della provincia, per rispondere alla controffensiva pianificata da Baghdad. Nel marasma generale, nemmeno la Siria resta a guardare: l’esercito siriano è stato infatti spostato nei pressi di Palmira, in attesa di sferrare l’attacco decisivo per riportare la città sotto il controllo del governo legittimo. Anche Hezbollah, infine, si sarebbe detto disposto a fornire più sostegno ai militari siriani. Iraq e Siria sono pronti alla controffensiva: i prossimi giorni saranno decisivi per comprendere il futuro dei due Stati mediorientali.