E’ successo ciò che tutti temevano: dopo la caduta di Palmira, una delle città più importanti di tutta la Siria sotto il profilo storico ed archeologico (nonché uno dei maggiori centri di resistenza nella lotta all’Isis), i fondamentalisti islamici non hanno atteso un solo attimo prima di iniziare a mettere in pratica le loro barbare leggi all’interno della città appena sottomessa. Stupri, rastrellamenti, omicidi, torture e mutilazioni: il tutto rigorosamente filmato, documentato e caricato online, in pieno stile Isis.
I fanatici religiosi stanno massacrando quella che fu un tempo l’antica Tadmor (nome biblico di Palmira), allo scopo di cancellarne la popolazione ed il glorioso passato “eretico”, con un solo colpo di spazzola. La tv statale siriana, citata da Reuters, ha reso noto che sarebbero già oltre 400 le vittime civili della follia degli jihadisti, impegnati notte e giorno a giustiziare sommariamente lungo le strade chiunque abbia la sfortuna di incrociare il loro cammino. Morti che vanno ad aggiungersi alle centinaia di soldati uccisi dai terroristi.
L’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) ha invece comunicato che, secondo le informazioni in suo possesso, i fondamentalisti islamici avrebbero ucciso almeno 67 civili, tra le quali figurerebbero 12 donne e 14 minori. L’Ondus ha parallelamente reso note anche le modalità d’esecuzione dei soldati: tra i 150 militari massacrati dai fanatici dell’Isis a Palmira, la maggior parte sarebbe stata decapitata. Tra questi figurerebbero anche “presunti informatori” ritenuti tali dai terroristi.
Inoltre, TGCom24 riporta che gli jihadisti abbiano lanciato un’ennesima provocazione nei confronti degli Stati Uniti, pubblicata sulle pagine di Dabiq, la rivista propagandistica dell’Isis. All’interno dell’articolo in questione, Michelle Obama viene etichettata come prostituta da “neanche un terzo di dinaro”, mentre viene difesa la pratica di rapire giovani ragazze allo scopo di dare soddisfazione sessuale ai terroristi: “Qual è la vostra religione? Come vi permettete di giudicare?”. Ma la cosa più aberrante, è che a giustificare gli stupri e la tratta di “schiave del sesso” è stata una donna: l’articolo è infatti firmato Umm Sumayyah Al-Muhajirah, una delle “spose della Jihad”, nonché penna al servizio della rivista dell’Isis.