A Lice, nel sud-est della Turchia, una maxi operazione antidroga ha scatenato un’emergenza sanitaria che sta facendo discutere l’intero Paese. Dopo il sequestro di circa 20 tonnellate di marijuan@, le autorità turche hanno deciso di distruggere il materiale confiscato direttamente sul posto, appiccando un incendio all’aperto che ha generato una nube tossica estesa su un’ampia area abitata.
L’iniziativa, probabilmente concepita come gesto simbolico di forza e controllo, si è trasformata in un clamoroso caso di gestione inadeguata, con pesanti ripercussioni sulla salute pubblica. Il rogo, alimentato da b@lle di marijuan@ disposte a formare il nome della provincia “Lice” – dettaglio immortalato in foto aeree diffuse anche sui social – ha sprigionato un denso fumo che ha finito per avvolgere interi villaggi, raggiungendo le case, le scuole e gli esercizi commerciali della zona.
Le prime conseguenze non si sono fatte attendere: secondo i media locali e i resoconti delle autorità sanitarie, circa 25 mila persone avrebbero subito effetti collaterali a causa dell’inalazione del fumo, con un numero preoccupante di bambini tra i soggetti più colpiti. I sintomi riportati vanno da vertigini, nausea e difficoltà respiratorie, fino a veri e propri malori che in alcuni casi hanno richiesto l’intervento dei soccorsi.
La situazione ha provocato l’indignazione della popolazione locale, che ha accusato le forze dell’ordine e le autorità amministrative di aver agito con superficialità. “Da giorni non possiamo nemmeno aprire le finestre. I nostri figli tornano da scuola storditi. È inaccettabile che un’operazione del genere venga svolta vicino alle nostre case”, hanno dichiarato alcuni residenti, visibilmente scossi dalla vicenda.
Il caso ha assunto una rilevanza nazionale, sia per l’entità dell’intossicazione collettiva sia per la leggerezza con cui è stato organizzato lo smaltimento della drog@. Bruciare sostanze stupefacenti richiede procedure rigorose, ambienti controllati e attrezzature specializzate, proprio per evitare che le sostanze psicoattive disperse nell’aria possano avere conseguenze sanitarie sulla popolazione. Secondo quanto riferito da alcune fonti giornalistiche turche, il Ministero della Salute starebbe ora valutando eventuali misure per gestire le conseguenze mediche sull’intera provincia, mentre alcune associazioni locali chiedono un’inchiesta formale sull’accaduto. Intanto, la gendarmeria non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’episodio, alimentando ulteriori tensioni e richieste di trasparenza.