Francia, crisi lampo: il governo di Lecornu si dimette dopo 13 ore

La Francia affronta una nuova fase di instabilità politica dopo le dimissioni lampo del governo di Sébastien Lecornu, durato appena 13 ore, incapace di ottenere una maggioranza stabile per approvare la legge finanziaria.

Francia, crisi lampo: il governo di Lecornu si dimette dopo 13 ore

La Francia vive una nuova turbolenza politica che rischia di segnare profondamente la Quinta Repubblica. In appena 13 ore — 836 minuti secondo il quotidiano Le Monde — il governo guidato da Sébastien Lecornu è stato costretto a dimettersi. L’esecutivo, chiamato a far approvare la legge finanziaria, si è trovato immediatamente ostacolato da un Parlamento spaccato e incapace di garantire una maggioranza stabile. Il premier, definito dallo stesso Macron come “il più fragile”, ha ceduto davanti all’impossibilità di ottenere i voti necessari e alla pressione di alleati ed opposizione.

Il presidente Emmanuel Macron, sorpreso dalla rapidità della crisi, ha dapprima accettato le dimissioni, ma ha chiesto a Lecornu di condurre ulteriori negoziati entro mercoledì 8 ottobre 2025. «Mi assumerò la responsabilità se fallisce», ha dichiarato l’inquilino dell’Eliseo, consapevole della delicatezza del momento e della crescente instabilità politica. Lecornu, che in precedenza aveva appena annunciato la composizione del suo nuovo governo, si è così guadagnato il record di “premier più breve” della storia francese, con soli 27 giorni al potere e meno di 24 ore dalla presentazione ufficiale dell’esecutivo.

La reazione dell’opposizione è stata immediata e dura. Marine Le Pen ha definito la vicenda «una farsa durata fin troppo», invocando lo scioglimento immediato dell’Assemblée Nationale e il ritorno alle urne dopo il terzo primo ministro cambiato in meno di un anno. Ancora più radicale la posizione di Jean-Luc Mélenchon (estrema sinistra), che ha chiesto apertamente la destituzione di Macron, alimentando il clima di tensione politica nel Paese. Anche figure politiche di peso come l’ex premier Edouard Philippe (liberalconservatore) hanno preso posizione, invitando Macron a convocare elezioni presidenziali anticipate, da tenersi subito dopo l’approvazione della legge di bilancio 2026.

Secondo Philippe, solo un voto anticipato potrebbe offrire una via d’uscita ordinata dalla crisi e permettere la nomina di un nuovo primo ministro capace di costruire una maggioranza efficace per approvare la manovra finanziaria. «Lo Stato sta cedendo», ha affermato Philippe ai microfoni di RTL, sottolineando come la responsabilità politica ricada ora interamente sul presidente. Il quadro che emerge è quello di una Francia alle prese con instabilità istituzionale e crescente incertezza politica, dove la necessità di un equilibrio tra governo, Parlamento e presidenza diventa sempre più urgente.

La pressione per trovare un nuovo esecutivo affidabile e ottenere il via libera alla legge di bilancio è massima, e il rischio di ulteriori tensioni o nuove elezioni anticipate è concreto. L’Eliseo si trova così al centro di un vortice politico che mette alla prova la tenuta delle istituzioni e la capacità di Macron di mantenere stabilità in un momento delicato per il Paese. Questa vicenda segna un ulteriore capitolo nella difficile gestione del potere esecutivo francese, e lascia l’opinione pubblica in attesa delle prossime mosse, consapevole che la crisi potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro politico della Francia.

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