Crisi storica in Francia: il Parlamento sfiducia Bayrou, governo cade

Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, il governo francese cade per un voto di sfiducia, aprendo scenari di grande incertezza politica ed economica.

Crisi storica in Francia: il Parlamento sfiducia Bayrou, governo cade

Una giornata storica per la politica francese segna la fine dell’esperienza del premier François Bayrou, sfiduciato dal Parlamento con 364 voti contrari e 194 a favore. È la prima volta nella storia della Quinta Repubblica che un governo cade in seguito a un voto di fiducia richiesto dal premier in carica, e non dall’opposizione.

La caduta di Bayrou arriva al termine di nove mesi di governo segnati dalla gestione di un piano di risparmi da 44 miliardi di euro, destinato a ridurre il deficit pubblico, attualmente al 5,8% del Pil, e un debito che sfiora il 113% del Prodotto Interno Lordo. Bayrou, che aveva chiesto il voto per approvare le misure di austerità, dovrà recarsi domani all’Eliseo per rimettere il proprio mandato nelle mani del presidente Emmanuel Macron.

La crisi apre una fase di grande incertezza politica nel Paese, con tre scenari principali sul tavolo: la nomina di un nuovo governo, lo scioglimento delle Camere o, ipotesi meno probabile, le dimissioni dello stesso presidente. Macron ha già escluso nuove elezioni, puntando a garantire la stabilità fino alle presidenziali del 2027, ma il percorso resta delicato. Il più probabile esito sembra essere la nomina di un nuovo primo ministro in grado di ottenere il via libera per la legge di bilancio e di mantenere la stabilità politica ed economica.

La scelta, tuttavia, dovrà confrontarsi con le richieste dei socialisti e di altre forze politiche, difficili da conciliare. La seconda opzione, evocata a gran voce da Marine Le Pen, prevede elezioni anticipate: un risultato che potrebbe frammentare ulteriormente il Parlamento e rafforzare il Rassemblement National. Infine, la possibilità di dimissioni presidenziali, invocata da France Insoumise (estrema sinistra), appare poco concreta, dato che Macron ha escluso questa ipotesi e molti osservatori ritengono che cercherà di resistere fino all’ultimo. La legge di bilancio proposta da Bayrou aveva già suscitato forti proteste, soprattutto per i tagli sociali previsti, e nuove manifestazioni sono attese il 10 settembre. L’instabilità politica, unita a un quadro economico fragile, rischia di aggravare la recessione e di incrementare i costi del debito.

Il premier uscente aveva definito la situazione come un “Himalaya di difficoltà”, ma non è riuscito a superare le resistenze parlamentari, culminate nella sfiducia storica. In questo contesto, la priorità per Macron sarà trovare una figura capace di mediare tra le diverse componenti politiche, tutelare i conti pubblici e ridare fiducia ai mercati. L’attenzione della comunità internazionale resta alta, poiché il risultato delle prossime mosse avrà impatti diretti sull’economia francese e sulla stabilità dell’Eurozona. La vicenda rappresenta anche un monito sulle difficoltà di governare con una maggioranza fragile, in un periodo di crescenti tensioni sociali e sfide economiche senza precedenti, specie se ci si incaponisce nel governare da un esile centro un paese fortemente polarizzato verso gli estremi

Continua a leggere su Fidelity News