Per far fronte alla crisi provocata dalla pandemia del coronavirus, la Nuova Zelanda ha deciso di ridurre lo stipendio di tutti i ministri del 20%. Lo ha annunciato oggi Jacinda Ardern, primo ministro neozelandese: per i prossimi sei mesi, per contribuire alla lotta contro il coronavirus, lei e il resto del Gabinetto doneranno il 20% del loro salario.
“È la decisione giusta, è un riconoscimento che ogni persona e organizzazione ha il suo ruolo nella lotta comune contro Covid-19 per salvare vite umane“, ha detto Ardern durante il comunicato stampa Ardern confermando che i casi di coronavirus nel paese sono saliti a 1.386, dopo gli ultimi 20 positivi registrati dal Ministero della Salute. Il numero di vittime è invece rimasto invariato: sono nove le persone che hanno perso la vita in Nuova Zelanda a causa del Covid-19.
Il Primo Ministro ha precisato che questa riduzione degli stipendi in alcuni settori del servizio pubblico non coinvolgerà i lavoratori che sono in prima linea nel tentativo di contenere e fermare il coronavirus, come forze dell’ordine, medici e tutto il personale sanitario. Si stima che la donazione ammonterà a circa 1,6 milioni di dollari neozelandesi (884.000 euro): secondo quanto riportato dal quotidiano Infobae, lo stipendio della Arden è di 470.000 dollari neozelandesi all’anno (260.000 euro), mentre i restanti ministri guadagnano circa 300.000 dollari (165.000 euro).
Di fronte alla minaccia del Covid-19, Jacinda Ardern ha agito senza indugio e in maniera efficace, tanto che il suo modello di gestione della pandemia è considerato un esempio da seguire: quando i contagi erano solo 100, ha imposto la chiusura precoce dei confini. Era il 23 marzo e nove giorni prima già aveva vietato l’ingresso di stranieri e ordinato che chiunque atterrasse nel paese osservasse una quarantena di 14 giorni.
Una strategia che si è rivelata vincente perché la curva di contagio si avvicina allo zero. “Non mi scuso. Questo è un momento senza precedenti“, dichiarò Ardern annunciando l’adozione di misure, definite come “le più severe al mondo“.