Coronavirus, morto medico inglese che implorò a Johnson maggiore sicurezza. Non fu ascoltato

Il dottor Abdul Mabud Chowdhury, medico inglese che si è battuto in prima linea nella lotta contro il coronavirus, è morto dopo che a più riprese ha chiesto al premier Johnson materiale sanitario e mascherine.

Coronavirus, morto medico inglese che implorò a Johnson maggiore sicurezza. Non fu ascoltato

L’epidemia da coronavirus ben presto è diventata pandemia e così tutto il mondo si è ritrovato a fare i conti con questo mostro invisibile e letale che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passa, miete vittime su vittime. I numeri dei decessi e dei contagi sono da capogiro: la situazione è assolutamente allarmante e, nonostante siano trascorse diverse settimane dall’inizio dell’incubo, si è ben lontani dall’intravedere la luce in fondo al tunnel.

Quando in Cina le cose iniziavano a migliorare e in Italia si era nel pieno dell’emergenza, anche in Inghilterra qualcosa iniziava a mutare e la situazione non era delle migliori. Nel Regno Unito, il primo impatto con il coronavirus è stato assolutamente sorprendente: difatti il premier Boris Johnson aveva scelto di seguire la linea debole, con nessuna restrizione applicata, asserendo che il virus avrebbe dovuto fare il suo corso, generando l’immunità di gregge.

La situazione è poi precipitata, e anche in Inghilterra si è puntato alla quarantena forzata, alla chiusura di tutte le attività, e lo stesso Johnson è risultato positivo al Covid. In tutto ciò però vi era una voce che ha portato all’attenzione il pericolo e che non è stata ascoltata dal premier: si tratta di Abdul Mabud Chowdhury, medico specializzato in urologia, che fino a qualche giorno fa chiedeva, e in fretta, mascherine e altro equipaggiamento protettivo direttamente al premier e che si è battuto in prima linea nella lotta contro il coronavirus. 

Oggi il dottor Chowdhury è morto proprio a causa del coronavirus. Aveva 53 anni, nessuna patologia regressa e dunque godeva di ottima salute, considerato una persona meravigliosa e un professionista stimato dai suoi colleghi: dopo 15 giorni di ricovero e terapia intensiva al Queen hospital di Londra, Chowdhury non c’è l’ha fatta, lasciando una moglie e due figli di 18 e 11 anni.

L’appello che Chowdhury aveva fatto a Johnson su Facebook era abbastanza chiaro, ma il suo grido è rimasto inascoltato e rileggere oggi le sue parole fa indubbiamente un certo effetto: “Caro e rispettato primo ministro, per favore, faccia arrivare urgentemente mascherine e altro materiale protettivo per metterle a disposizione di ogni operatore della sanità britannica. Si ricordi che siamo lavoratori specializzati ma anche esseri umani che meritano di vivere in buona salute con la propria famiglia. Riceviamo tanto affetto e sostegno dai cittadini e dalle istituzioni, ma questo non basta“.

La triste vicenda di Chowdhury evidenzia sempre più le deficienze di cui ha sofferto la sanità britannica nella lotta contro il coronavirus. Si tratta di una condizione per la quale ci sono diversi responsabili e spesso le scelte adottate non sono state quelle giuste. Sicuramente oggi in Inghilterra vi è maggiore prudenza e attenzione, ma purtroppo bisogna fare i conti non solo con i danni del Covid, ma anche con quelli sanciti dalla mano dell’uomo. 

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