Il Ministero di Giustizia saudita ha condannato a morte Ashraf Fayadh, un poeta palestinese di 35 anni, accusato di aver abbandonato la religione musulmana.
Ashraf venne incarcerato nel gennaio del 2014 e un tribunale di Abha, capoluogo dell”Asir (Arabia Saudita), lo aveva condannato a ricevere 800 frustate e a passare quattro anni in carcere. Ma la sentenza è stata modificata il 17 novembre scorso e il poeta palestinese è stato condannato alla pena capitale per apostasia, ossia per aver rifiutato la propria religione e per aver diffuso “idee negative per la società saudita”.
Ma Ashraf sostiene di non essere ateo, “è impossibile che possa esserlo”, ha detto in un’intervista rilasciata a un media locale dalla prigione. Il poeta sostiene che le accuse nei suoi confronti si basano su una interpretazione sbagliata di alcune sue poesie contenute in un suo libro e sulle foto di donna trovate nel suo cellulare la notte dell’arresto.
“Uno studente universitario arabo ha presentato una denuncia contro di me per la pubblicazione del libro Instructions Within (“Istruzioni all’interno”) nel 2008“, ha detto il poeta.
Il libro venne inviato a un collegio del clero perché il suo contenuto venisse valutato. I tribunali hanno basato la loro decisione sulla legge islamica della Sharia, e per questo la sentenza di condanna del poeta palestinese è stata da molti assimilata con alcune delle ideologie alla base del gruppo estremista Stato Islamico, quali pene corporali e morte per comportamenti da loro giudicati reati.
Il Ministero di Giustizia saudita ha, per questo, annunciato che adotterà tutte le misure necessarie nei confronti di qualunque persona o mezzo di comunicazione che insulti la magistratura o paragoni le sue decisioni con lo Stato Islamico.
La condanna a morte è stata emessa da un tribunale minore e, pertanto, è ancora appellabile. Nel 2013 il poeta è stato curatore di alcune mostre, tra cui una delle quali organizzata presso la Biennale di Venezia.
Qualche mese fa la cronaca estera ha riportato anche la notizia del Raif Badawi, il blogger saudita condannato a mille frustate per avere offeso l’Islam.