Dopo i recenti atti di terrorismo che si sono svoli a Parigi, si sta molto discutendo sulla libertà di espressione. Purtroppo dall’Arabia Saudita arriva un’altra triste notizia che riguarda un attivista liberale, colpevole di aver esercitato la sua libertà di opinione.
Il trentenne Raif Badawi, blogger, era già stato arrestato il 17 giugno del 2012 per i contenuti dei suoi post pubblicati sul forum del sito “Liberali dell’Arabia Saudita”, creato per favorire un dibattito pubblico. Secondo la legge saudita, Badawi avrebbe “violato le leggi sulle comunicazioni elettroniche” e offeso l’Islam con i suoi commenti. Dal giorno del suo arresto il giovane blogger è detenuto rigorosamente in carcere e il 30 luglio 2013, un anno dopo, arriva infine per Badawi la barbara sentenza di primo grado, la quale prevede sette anni di carcere e 600 frustate.
Come se tale pena non fosse già abbastanza crudele, nel 2014 le autorità saudite ricorrono in appello per rincararla, condannando il liberale a 10 anni di detenzione e a ben 1000 frustate. Inoltre, alla fine della condanna per lui il divieto assoluto di lasciare il Paese e di svolgere qualsiasi attività sui media per almeno altri 10 anni. Una pena veramente sconcertante, tanto da aver suscitato lo sdegno di tutto il mondo.
Amnesty International ha seguito il caso fin dall’inizio e ha dato la notizia che il giovane attivista, in data 9 gennaio 2015, ha ricevuto in pubblico 50 frustate davanti ad una moschea e, purtroppo, se la pena non verrà alleggerita, queste frustate saranno le prime di una lunga serie. Il direttore di Amnesty Interational definisce “orribile” il fatto che una punizione così crudele sia imposta ad una persona che non è colpevole di nulla se non di aver creato un forum pubblico per discutere pacificamente. Inoltre le frustate, così come altre punizioni corporali, sono proibite dalle leggi internazionali. Gli Stati Uniti si stanno quindi già muovendo per mediare con le autorità dell’Arabia Saudita perché venga rivisto il caso, e soprattutto affinché siano cancellate dalla sentenza le frustate.
Questa pena brutale lascia ancora di più perplessi se si pensa che l’Arabia Saudita ha condannato gli attentati terroristici di Charlie Hebdo, ma allo stesso tempo invoca punizioni efferate e violente per chi insulta la religione.