È ufficiale: Carola Rackete, l’ex capitana della Sea Watch divenuta un volto simbolo della sinistra ecologista e solidale europea, si è dimessa dal suo incarico di eurodeputata a meno di un anno dall’elezione. A renderlo noto è stato il gruppo parlamentare The Left, che l’ha salutata definendola “un’eroina per tantissime persone in tutta Europa”.
La decisione, che arriva in un momento politicamente significativo per il partito tedesco Die Linke, è stata spiegata dalla stessa Rackete come un atto di coerenza con la sua visione collettiva della rappresentanza: «Io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di come dare forma collettivamente al mandato, e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando attraverso le mie dimissioni». Rackete era stata eletta nel 2024 con il partito tedesco Die Linke, portando con sé un bagaglio di esperienze fortemente militanti: dalle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale con Sea Watch fino alla clamorosa sfida al governo Conte nel 2019, quando decise di forzare il blocco navale per sbarcare immigrati clandestini in Italia, scontrandosi apertamente con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Proprio quel gesto l’aveva resa celebre a livello internazionale, diventando una sorta di icona per i movimenti pro-migranti e ambientalisti. In Parlamento europeo, Rackete si era inserita nelle commissioni ENVI (Ambiente), ECON (Affari economici) e AGRI (Agricoltura), continuando a dare voce a battaglie storiche della sinistra radicale, tra cui la giustizia climatica, la revisione delle politiche migratorie europee e i diritti dei lavoratori.
Il suo impegno è stato riconosciuto anche dal co-presidente del gruppo The Left, Martin Schirdewan, che ha sottolineato come «Carola abbia sempre dato il buon esempio e rappresentato una voce necessaria contro l’inazione politica di fronte alle crisi ambientali e umanitarie». Il percorso europeo di Rackete non è stato privo di polemiche.
Alcune sue posizioni hanno suscitato forti reazioni, sia in aula che nell’opinione pubblica. Tra gli episodi più discussi, la difesa di Ilaria Salis e la proposta che gli “antifascisti” dovessero essere in qualche modo tutelati in sede processuale, alimentando il dibattito su diritti e responsabilità nell’Unione europea. Un’altra uscita controversa è stata la sua accusa, poco documentata, nei confronti del governo Meloni, tacciato genericamente di autoritarismo. Nonostante ciò, Rackete ha mantenuto una linea politica coerente, scegliendo di rinunciare alla ribalta per restare fedele alla sua idea di rappresentanza orizzontale e partecipata. «La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre mirato a contribuire al rinnovamento del partito Die Linke», ha dichiarato, rivendicando l’importanza del lavoro collettivo rispetto al protagonismo individuale.