Il settore degli assistenti virtuali domestici è sempre più affollato. Se Zuckerberg ha affermato, tempo fa, di volerne sviluppare uno per avere una mano in casa, altre grandi realtà tecnologiche hanno già sfornato le loro creazioni: basti vedere Google Home (con l’AI “Assistant”), ed Amazon con Echo (mossa dall’AI “Alexa”).
Proprio quest’ultimo è stato al centro, nel corso delle scorse festività, di un divertente incidente che ha visto coinvolta una famiglia texana.
Amazon Echo, innanzitutto, è una sorta di cilindretto rivestito di vetro, e con microfono sempre attivi, pronti a recepire i comandi vocali: con questi ultimi, gli si può ordinare di attivare il riscaldamento, di leggere mail o fissare impegni, di alzare le tapparelle, accendere le luci, sbloccare il cancelletto, o interfacciarsi con il citofono. Non solo: Echo, essendo prodotto da Amazon, è naturalmente integrato col noto e-commerce di Jeff Bezos e, per questo motivo, supporta anche gli ordinativi automatici impartiti a voce: purtroppo, senza porsi troppi problemi.
È così accaduto ad una famiglia texana che, un giorno, si è ritrovata in consegna una casa per le bambole “KidKraft Sparkle Mansion”, del valore di 150 dollari, ed un barattolo di deliziosi biscotti danesi al burro, da 4 kg: totale della spesa? Circa 170 dollari. Lì per lì, Megan Neitzel e suo marito non si sono capacitati di questo “regalo”, posto che nessuno dei due aveva fatto un ordinativo del genere: a chiarire le cose è stata la piccola Brooke, la loro figlioletta di 6 anni, che ha spiegato di aver parlato con Alexa – l’anima digitale di Echo – di una casa delle bambole, e di alcuni biscotti. Discussione che lo speaker domestico di Amazon ha subito interpretato come un ordinativo, invariabilmente fatto partire seduta stante.
La vicenda sembrava aver avuto un lieto epilogo quando la famiglia ha deciso di tenere i biscotti, per la bimba, e di rimandare indietro – senza costi aggiuntivi – la casa per le bambole. Peccato che l’episodio sia diventato di dominio pubblico e che, nelle ore successive, ne abbia parlato anche l’emittente locale di San Diego, CW6, che ha mandato in onda un servizio dell’inviato Carlos Correa, in un negozio Best Buy, per spiegare al pubblico come funzioni questo gadget per la domotica. A fine servizio, l’anchorman in studio, rivolto alla sua collega, ha dichiarato di adorare la bambina che aveva detto “Alexa, ordinami una casa per bambole”.
Peccato che questa frase abbia scatenato l’Apocalisse. Diversi telespettatori, inviperiti, hanno chiamato in TV spiegando che i loro Amazon Echo avevano tutti fatto partire l’ordinativo di una casa per bambole, e chiedendo – pertanto – di fare più attenzione in futuri casi del genere.
Amazon, dal canto suo, ha diramato una nota nella quale conferma che sarà possibile rimandare indietro gli acquisti partiti per errore, in seguito a questa vicenda, e – nel contempo – ha spiegato che è possibile disattivare gli acquisti automatici, quelli gestiti tramite i comandi vocali, o che – in alternativa – si può decidere di vincolarli all’inserimento di un codice di 4 cifre: proprio quello che Megan, la mamma della piccola Brooke, assicura d’aver fatto a conclusione di questa bizzarra e simpatica vicenda.
A quanto pare, gli assistenti digitali possono semplificare la vita delle persone, ma non sono così affinati da poter riconoscere una voce dall’altra: inoltre, il fatto che siano sempre in ascolto su qualsiasi cosa si dica nei loro paraggi, certo non è tranquillizzante. Sia perché i dati raccolti potrebbero essere ceduti a scopo statistico, sia perché potrebbero – come in questo caso oggetto del nostro articolo – favorire gli acquisti compulsivi (un po’ come accaduto anche ad una famiglia dell’Arkansas).