Ormai, su internet, pullulano confronti e benchmark inerenti i nuovi smartphone “made by Google“, i famosi Pixel, e non si parla – tecnologicamente – d’altro. Tuttavia, nello stesso evento tenuto a San Francisco, Mountain View ha presentato anche altri dispositivi interessanti: Google Home, l’assistente hardware da salotto, è senz’altro tra questi.
Google Home, almeno nella forma, ricorda quasi una bottiglia tagliata di traverso, o un panciuto portacandele. La parte superiore è nel tipico bianco minimale tanto caro a Google mentre la porzione più bassa, removibile, è cadenzata in 7 diverse colorazioni, a seconda del materiale con cui è realizzata: la versione in metallo ha a disposizione le tonalità Carbon, Snow e Copper, mentre quella in tessuto opta per Grey, Mango, Marine e Violet.
A parte l’estetica, cos’è – di preciso – Google Home? Innanzitutto è l’emanazione hardware di Google Assistant, l’intelligenza artificiale che Mountain View ha previsto per i suoi dispositivi smart: grazie alla sua capacità di comprendere il linguaggio naturale ed alla funzione “Conversational Actions”, questo dispositivo è capace di interagire con l’utente in veri e propri botta e risposta (es. che tempo fa, qual è il tasso di cambio di tale moneta, che traffico c’è in quel dato posto) nei quali darà il meglio di sè man mano che, ascoltandoci, imparerà i nostri gusti. Qualora ve lo steste chiedendo, la privacy – in teoria – è garantita: quando i microfoni (2, di cui uno per la cancellazione del rumore) di Home entrano in funzione, si accendono dei LED e, tramite un pulsante, è possibile spegnerli in modo da “avere il diritto a rimanere soli”.
Oltre a ciò, Home è anche un hub per tutto l’equipaggiamento tecnologico che è presente nostre case. Essendo compatibile con il protocollo SmartThing di Samsung, con i dispositivi Nest (acquisita da Google), e con quelli Philips Hue, questo dispositivo da salotto è capace, su nostro comando vocale, si regolare il termostato, accendere le luci, dialogare con Chromecast in modo da proiettare sulla tv qualche video musicale, le foto delle nostre gallery, o una data serie tv attinta da Netflix. Naturalmente è immancabile l’interazione con gli smartphone: in questo frangente, sarà possibile anche compilare una lista della spesa e spedirla direttamente al proprio smartphone mentre si è in giro.
Non solo. Home è anche un altoparlante wireless molto sofisticato in grado di riprodurre la musica prelevata da un’ampia gamma di servizi online (Google Music, YouTube – tanto per giocare in casa – ma anche Spotify, Pandora, e TuneIn). Per regolare il volume degli stream erogati da tale dispositivo, sarà possibile sfruttare la superficie touch collocata sulla parte superiore del suo corpo.
Infine, dulcis in fundo, Google Home è modulare. È sì un blocco unico ma può interagire con altri suoi simili sparsi per casa in modo da erogare musica, o da rispondere alle nostre domande, a seconda della stanza in cui ci troviamo in un dato momento.
Purtroppo, almeno per ora, Google Home – come Alexa di Amazon – sarà disponibile solo negli USA dove è già in pre-ordine al prezzo di 129 dollari. Discriminazione verso il mercato del Vecchio Continente, o semplice timore verso le restrittive misure della privacy secondo Bruxelles?