Aprono raccolta fondi per il figlio che perde la vita e con quel denaro vogliono provare a salvare l’altra figlia

Una coppia di genitori inglesi sta intentando una causa contro un'organizzazione benefica affinché si possano usare le donazioni per l'altro figlio, che non ce l'ha fatta, salvando così la secondogenita.

Aprono raccolta fondi per il figlio che perde la vita e con quel denaro vogliono provare a salvare l’altra figlia

Alcune volte il destino sembra davvero accanirsi verso persone e soprattutto bambini. Un esempio è la storia di Craig Evison e Victoria Morrison, una coppia di genitori inglesi che hanno deciso di aprire una raccolta fondi per il figlio affetto da una patologia incurabile ma che purtroppo ha perso la vita nel 2020. A distanza di un paio d’anni, scoprono che anche l’altra figlia di due anni è affetta da una patologia per cui sono poche le speranze di salvarla. 

Oltre a lottare per la salute e il benessere della loro bambina, hanno anche intentato una causa contro Gold Geese, un’associazione benefica che opera nel Regno Unito fornendo supporto e sostegno sia pratico che emotivo alle famiglie che vivono situazioni del genere. Poco prima del decesso del primogenito, è stata promessa una donazione in denaro utile a pagare la terapia che avrebbe avuto luogo negli USA.

A quel punto, è stata aperta anche una raccolta fondi in modo che i sostenitori potessero aiutare la famiglia con le spese. Purtroppo, anche a causa delle restrizioni dovute alla pandemia del Covid, le cure del bambino non ci sono mai state per cui si è giunti al triste epilogo. I genitori intentano così una causa all’organizzazione benefica. 

L’intento dei genitori è usufruire delle 100 mila sterline date dai sostenitori per portare l’altra figlia, anche lei affetta da un’altra patologia a Disney World dal momento che non si sa se riuscirà a superare l’estate. L’ente benefico si rifiuta dal momento che quelle donazioni sono destinate esclusivamente a studi clinici che trattano patologie come quella del primogenito. 

Davanti al processo della durata di un giorno, l’avvocato della coppia ha affermato che quelle donazioni non si possono usare dal momento che la secondogenita non era ancora nata. La coppia prova a difendersi così: “Stiamo solo cercando di avere l’opportunità di creare questi ricordi finché c’è ancora tempo e fisicamente”, anche considerando le poche possibilità di salvarsi della bambina. 

Continua a leggere su Fidelity News