Riforma pensioni e Manovra 2020: oltre Quota 100 c’è l’attesa per l’APE sociale e volontaria

Si parla molto di Quota 100 e della prosecuzione della sperimentazione fino alla naturale scadenza, ma molti lavoratori guardano con speranza alla proroga dell’APE sociale e della versione volontaria.

Riforma pensioni e Manovra 2020: oltre Quota 100 c’è l’attesa per l’APE sociale e volontaria

Prosegue la corsa contro il tempo per la redazione delle prime bozze relative alla legge di bilancio 2020. Un passaggio fondamentale per comprendere in che modo cambierà il prossimo anno il settore della previdenza (ed in particolare la flessibilizzazione dell’accesso all’Inps secondo le regole previste dalla legge Fornero).

All’interno di questo contesto, si continua a parlare molto in questi giorni delle pensioni anticipate tramite Quota 100, che permettono il pensionamento a partire dai 62 anni di età e dai 38 anni di versamenti. Meno discusso è invece il tema della proroga dell’anticipo pensionistico nelle sue diverse declinazioni, che senza un intervento del legislatore rischia di scomparire al termine dell’anno.

Pensioni anticipate, con l’APE sociale e volontaria si esce dai 63 anni di età

La trasformazione in senso strutturale dell’APE sociale è stata al centro dei proclami del nuovo governo giallo-rosso sin dalla sua formazione iniziale. Il provvedimento risulta attualmente in scadenza e consente l’accesso alla pensione a partire dai 63 anni di età e con 30-36 anni di contribuzione, in base alla specifica situazione di disagio. Al momento rientrano nella misura disoccupati, caregiver, invalidi e addetti a mansioni usuranti.

Al di là di una proroga, l’esecutivo si era impegnato nelle scorse settimane a rendere strutturale il provvedimento (che non prevede l’applicazione di alcuna penalizzazione sull’assegno), ampliandone anche il raggio di azione. Del resto, il costo dell’intervento sarebbe risibile rispetto alle risorse stanziate per provvedimenti come la Quota 100. Oltre all’APE sociale, in attesa di una stabilizzazione c’è inoltre la cosiddetta versione volontaria.

In questo caso i criteri di accesso diventano ancora meno stringenti, garantendo il pensionamento anticipato a partire dai 63 anni di età e con almeno 20 anni di versamenti. Il tutto accettando un prestito ponte i cui interessi possono essere portati in detrazione dalla dichiarazione dei redditi. Oggi l’opzione risulta inoltre più favorevole per il lavoratore grazie al calo dei tassi registrato negli ultimi anni, mentre per lo Stato il costo è praticamente nullo. Sulla base di quanto appena esposto, appare evidente perché queste modalità di anticipo pensionistico risultino centrali nella strategia previdenziale del nuovo governo.

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