Reddito di cittadinanza e quota 100 troppo onerosi per l’Italia: ad asseverarlo la Corte dei Conti

Reddito di cittadinanza e quota 100 troppo onerosi per l'Italia: lo assevera la Corte dei Conti. Apprezzati gli sforzi messi in essere per contrastare il dilagare del lavoro sommerso, ma gli stessi non sono stati ritenuti sufficienti.

Reddito di cittadinanza e quota 100 troppo onerosi per l’Italia: ad asseverarlo la Corte dei Conti

Il costo che lo Stato deve sostenere al fine di garantire il reddito di cittadinanza è stato definito preoccupante da parte della Corte dei Conti. L’esborso di quella che nasce come una forma di sussidio per le fasce più deboli della popolazione viene considerata come uno dei responsabili nel minare gli equilibri di bilancio del 2019.

La Corte dei Conti ha asseverato che sarebbe maggiormente indicato, al fine di tutelare la precaria situazione economica nella quale il nostro paese vige, ridurre tutte quelle voci che generano disavanzo. Tra queste voci, a pesare maggiormente sarebbe, oltre al reddito di cittadinanza, quota 100.

Quest’ultima è la riforma pensionistica fortemente voluta dal leader del Carroccio, che comporta un costo di oltre 11 miliardi di euro, solo nell’anno in corso. Sarebbe, quindi, indicato che l’Italia attuasse delle disposizioni per diminuire i costi sostenuti, e che il settore previdenziale venisse gestito al fine di garantire certezza e stabilità per offrire una sostenibilità maggiore.

La Corte dei Conti invita il nostro paese nel tenere conto degli obiettivi concordati per evitare che venga aperta nei nostri confronti una procedura di infrazione. Inoltre, viene lanciato l’allarme sul reddito di cittadinanza: esso potrebbe alimentare l’economia sommersa del lavoro in nero. Potrebbe nascere una situazione all’interno della quale il lavoro legale diventa una distopia. Il reddito di cittadinanza per molti rappresenta la ricezione di un importo percepito senza produrre nulla. La Corte dei Conti definisce apprezzabili i vincoli e le sanzioni stillati per contrastare gli abusi dei cosiddetti ‘furbetti‘.

La riforma dei centri per l’impiego viene vista come necessaria e come un buon proposito da attuare, ma che richiede tempi troppo lunghi per permettere un suo beneficio a breve termine. Infine, l’introduzione dell’Isee viene definita come insufficiente per garantire dichiarazioni non mendaci. Sono emerse delle contraddizioni: il patrimonio mediano risultante dall’ultimo monitoraggio dei dati Isee risulta essere equivalente a euro 3.900 per nucleo familiare, mentre solo qualche anno fa le stesse dichiarazione evidenziavano un patrimonio nel 80% dei casi nullo.

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