Pensioni anticipate tramite Quota 100: battaglia e preoccupazione sui numeri

Le ultime stime sulle nuove pensioni flessibili tramite quota 100 riaccendono la discussione sul comparto previdenziale. In molti continuano a chiedersi se sarà un flop o un successo. Avvertimento da Confindustria: stop a deficit e debito.

Pensioni anticipate tramite Quota 100: battaglia e preoccupazione sui numeri

La discussione sulle nuove pensioni anticipate tramite la quota 100 prosegue inevitabilmente in modo acceso, visto che le statistiche in arrivo dall’Inps stanno dando adito a diverse interpretazioni. È infatti chiaro che se da un lato ogni forma di accesso agevolato alla quiescenza rappresenta un passo in avanti rispetto alla rigidità delle regole previdenziali prodotte con le riforme restrittive degli anni precedenti, dall’altro lato c’è chi ritiene che quanto fatto finora risulti ancora insufficiente per rilanciare non solo il turn over sul lavoro, ma anche la crescita economica.

Sulle stime di adozione della nuova quota 100 è intervenuto recentemente il Presidente entrante dell’Inps Pasquale Tridico, secondo il quale al momento risulta prematuro trarre delle conclusioni definitive rispetto al nuovo provvedimento di flessibilizzazione del sistema previdenziale pubblico. Resta un fatto: l’economista ritiene comunque che alla fine “si arrivi a 290mila domande, che è quanto previsto per il primo anno” .

Lo scetticismo di Confindustria sulla nuova Q100 

Sulla questione è tornato ad esprimersi negli scorsi giorni anche il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, il quale ha ribadito preoccupazione per i toni utilizzati fino ad oggi sulla riforma del lavoro e della previdenza, oltre che per la politicizzazione delle tematiche.

Non possiamo pensare di continuare a parlare solo di pensioni, di flat tax e di reddito di cittadinanza” ha spiegato Boccia intervenendo su SkyTg24 e ricordando che l’Italia ha un’economia manifatturiera sulla quale incombe la concorrenza di altri Paesi. Per questo chiede una reazione urgente della politica, in grado di rilanciare lo sviluppo.

A preoccupare non è tanto la nuova quota 100 in quanto tale, ma piuttosto il relativo impatto di simili misure sul deficit. In caso di ulteriore ricorso al debito pubblico per finanziare nuovi provvedimenti similari vi sarà, infatti, l’esplicito disaccordo di Confindustria. 

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