Pensioni anticipate, quota 100: ecco perché è ancora guerra sui numeri

Da Governo e Inps arrivano commenti positivi in merito ai dati sulle pensioni anticipate tramite la quota 100, ma i tecnici restano in pressing: preoccupano i dati sulla sostenibilità dei conti.

Pensioni anticipate, quota 100: ecco perché è ancora guerra sui numeri

Si moltiplicano i commenti positivi in arrivo dalla maggioranza e dall’Inps rispetto agli ultimi dati riguardanti l’adozione delle nuove pensioni anticipate tramite la quota 100. Il meccanismo di flessibilità garantisce l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età e dai 38 anni di versamenti, aiutando così molti lavoratori rimasti bloccati tra i rigidi requisiti della legge Fornero.

Secondo quanto espresso nella giornata di ieri dal vice premier Matteo Salvini, “La quota 100 sta dando risultati positivi” ed al contempo “Sta dando lavoro nuovo e ricambio generazionale, anche se l’UE non era d’accordo”. La presa di posizione arriva durante la partecipazione del leader leghista all’assemblea annuale di Rete Imprese Italia, ed apre un nuovo capitolo della guerra dei numeri sulla misura, che ha preso forma in particolare tra tecnici e politici.

Nelle scorse ore, Salvini aveva ricordato anche l’obiettivo finale dell’azione di riforma attuata sul comparto previdenziale, spiegando che nel medio termine resta l’idea di garantire una vera flessibilità indipendentemente dalla maturazione del requisito anagrafico. Per questo motivo, alla fine della sperimentazione triennale, si punta a rendere operativa la quota 41 per tutti, così da coinvolgere nella nuova flessibilità previdenziale anche i cosiddetti lavoratori precoci.

Tridico (Inps): sulla quota 100 le domande sono in linea

Recentemente è tornato a commentare l’avvio delle nuove pensioni flessibili tramite quota 100 anche il neo Presidente Inps, Pasquale Tridico, spiegando che i dati mostrano un trend “assolutamente in linea con le previsioni“. Durante un’intervista rilasciata per il quotidiano La Stampa, l’economista ha domandato retoricamente se sembrano “Poche in un trimestre 130 mila domande a fronte di una previsione di 290mila in un anno”.

Secondo Tridico, non vi sarebbero particolari risparmi per la quota 100, ma nemmeno si realizzerà un incremento di spesa di quasi 100 miliardi per i costi di natura previdenziale nel prossimo triennio. Il riferimento va alle ipotesi diffuse recentemente dalla Ragioneria. Una stima che “Non è realistica nel triennio”, a meno di ipotizzare “Che la quota 100 si trasformi in una misura strutturale. Cosa che oggi non è”, ha concluso il Presidente dell’Inps.

Continua a leggere su Fidelity News