Pensioni anticipate: per la Cgil la quota 100 resta una misura per pochi

Prosegue la discussione sulle pensioni con quota 100. Sindacati in pressing sui conti del Governo, definiti come sballati. Il problema è rappresentato dalle regole di accesso, troppo rigide: ecco perché tanti lavoratori restano esclusi dal provvedimento.

Pensioni anticipate: per la Cgil la quota 100 resta una misura per pochi

Le nuove pensioni anticipate tramite quota 100 continuano a far discutere, man mano che emergono dati e stime sull’utilizzo da parte dei lavoratori. La misura resta ovviamente al centro della discussione sulla flessibilità previdenziale, visto che molti lavoratori in età avanzata faticano a maturare i requisiti di legge necessari per poter fruire dell’agevolazione, e sono costretti ad attendere la quiescenza ordinaria.

D’altra parte, la questione dei criteri di accesso è stata al centro del dibattito durante tutto l’iter di approvazione della legge. Il provvedimento risulta accessibile con almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione, ma in questo modo esclude sia una parte dei lavoratori precoci, sia chi si trova con una contribuzione ridotta a causa del lavoro discontinuo o del part time. È il caso, ad esempio, di molte donne che “risultano già penalizzate dalla legge Fornero” spiega Ezio Cigna, dell’Ufficio di previdenza Cgil.

Pensioni anticipate, le proposte di intervento sulla quota 100 presentate dalla Cgil

Per cercare di rimediare alla situazione, la Cgil è intervenuta in pressing sul Governo sin dalla presentazione della prima bozza riguardante le nuove pensioni anticipate tramite quota 100. Tra le proposte, la tutela del lavoro di cura per le donne, abbassando il criterio contributivo di massimo due anni (quindi da 38 a 36 anni, con un anno per ogni figlio) e allargando così la platea delle potenziali beneficiarie della misura.

Un altro problema enorme”, evidenzia Cigna, è “quello dei giovani, per i quali noi abbiamo proposto di creare una pensione contributiva di garanzia”, in modo da permettere a coloro che hanno vissuto una lunga carriera precaria di poter avere una pensione dignitosa in futuro, Una vicenda che non può comunque essere considerata risolta attraverso la pensione di cittadinanza.

Resta infine il fatto che la stessa quota 100 si trova a confrontarsi con un elevato numero di respingimenti e con dati di utilizzo diversi da quanto inizialmente indicato dai tecnici dell’esecutivo. “I conti del governo sono sbagliati. Secondo noi, le persone che usufruiranno del provvedimento saranno 325mila, contro le 973mila ipotizzate. Aver scelto paletti così rigidi,restringe la platea degli aventi diritto“, ha concluso il sindacalista ai microfoni di Radio Articolo 1.

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