Pensioni anticipate, il 31 dicembre 2019 termina l’APE volontaria

Il meccanismo di accesso anticipato alla pensione purtroppo non trova spazio all’interno della Manovra. La misura è destinata a terminare alla fine del 2019.

Pensioni anticipate, il 31 dicembre 2019 termina l’APE volontaria

La proroga dell’APE sociale prevista dalla legge di bilancio 2020 potrebbe non accompagnarsi alla misura gemella che prevede maggiore flessibilità a patto di imputare il costo dell’anticipo a carico del lavoratore. Il fatto emerge dalla votazione finale della manovra, che non contempla una prosecuzione della sperimentazione al prossimo anno, ponendo quindi termine all’opzione.

Eppure l’APE volontaria ha rappresentato uno degli strumenti di prepensionamento con i requisiti meno rigidi dall’approvazione della riforma della legge Fornero ed in particolare dal 1° maggio del 2017, data ufficiale della sua partenza. Nella pratica, il meccanismo consentiva infatti di ottenere uno sconto di 3 anni e 7 mesi rispetto all’accesso alla pensione di vecchiaia, ricorrendo alla sottoscrizione di un prestito ponte che risulta particolarmente vantaggioso con gli attuali tassi d’interesse.

Il quadro delle regole di maturazione risulta inoltre piuttosto “leggero” se confrontato con i 67 anni di età dell’uscita di vecchiaia, ma anche con i 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne) di contribuzione dell’uscita anticipata. Con l’APE volontaria basta infatti avere almeno 63 anni di età e 20 anni di versamenti, assieme ad un valore futuro dell’assegno non inferiore ad 1,4 volte la minima Inps (corrispondente all’incirca a 702 euro).

Pensioni flessibili e APE volontario: la misura termina tra pochi giorni

Stante la situazione, appare chiaro che al momento l’opzione sembra essere stata accantonata dal legislatore, che ha preferito concentrarsi su questioni considerate come più urgenti per il settore previdenziale (come la Quota 100, l’Opzione Donna e l’APE sociale). Resta il fatto che perdere l’APE volontaria rappresenti un passo indietro rispetto allo sviluppo di maggiore flessibilità di uscita dal lavoro.

Sul punto bisogna infatti considerare che la misura di prepensionamento risultava praticamente a costo zero per le casse pubbliche, consentendo comunque maggiore scelta in favore dei pensionandi. A questo punto, l’ultima speranza per un possibile rinnovo (che appare però come un’ipotesi remota) passa per un ripensamento nel corso del 2020, che appare però difficile da ipotizzare vista la platea ridotta dei potenziali destinatari.

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