Pensioni anticipate: Governo sui risparmi della quota 100, sindacati ancora in pressing

Le nuove pensioni anticipate tramite la Quota 100 restano al centro del dibattito pubblico e continuano ad animare quello politico e sindacale. I risparmi saranno destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica.

Pensioni anticipate: Governo sui risparmi della quota 100, sindacati ancora in pressing

Dopo il rallentamento nell’invio delle domande di accesso alla pensione anticipata tramite la Quota 100 arriva un nuovo aggiornamento in merito all’utilizzo dei risparmi e degli accantonamenti che il fenomeno comporta rispetto alle previsioni di spesa iniziali. Nell’ultimo Consiglio dei Ministri, l’esecutivo avrebbe infatti previsto un decreto con misure urgenti studiate in modo specifico per gestire questa situazione.

In particolare, il nuovo decreto legge pensato dal governo punta a congelare i risparmi derivanti dagli stanziamenti non utilizzati sia per la quota 100 che per il reddito di cittadinanza, destinandoli ad altri capitoli di spesa. Complessivamente, per l’anno 2019 viene così stimato circa un miliardo e mezzo di euro, corrispondente alla somma degli accantonamenti in avanzo per entrambi i provvedimenti.

All’interno del testo del decreto si legge così che tale somma risulta di fatto “accantonata e resa indisponibile, stante che tali risparmi sono destinati a costituire economia di bilancio e pertanto risulteranno “destinati al miglioramento dei saldi di finanza pubblica”. Questo però significa anche che tali risorse non verranno riutilizzate direttamente per sostenere misure riguardanti il comparto previdenziale o per il welfare.

Pensioni anticipate e Quota 100: sindacati ancora in pressing

Nel frattempo, continua il pressing dei sindacati in merito alla nuova misura di flessibilità avviata dal governo giallo-verde. Secondo il vice segretario generale della Cgil, Vincenzo Colla, i dati diffusi di recente sul lavoro e sulla disoccupazione non offrono una fotografia reale della situazione italiana, perché i numeri da guardare sono quelli relativi alle ore lavorate (con risultanze ancora pesanti rispetto al 2008).

Oltre a ciò, la quota 100 non avrebbe portato a favorire la crescita occupazionale. “Lo vediamo nella sanità pubblica” spiega il sindacalista, evidenziando che tante persone hanno lasciato il lavoro, ma ora gli ospedali sono costretti a richiamare i medici in pensione o a reclutare quelli militari. Una situazione che, evidentemente, pone l’esponente della Cgil ad interrogarsi sui reali effetti della misura.

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