Pensioni anticipate e Quota 41: ecco perché i lavoratori sono in pressing

La Quota 41 resta tra le misure promesse dal governo gialloverde, ma la sua attuazione si profila nei prossimi anni mentre attualmente il provvedimento è disponibile solo in alcuni casi specifici.

Pensioni anticipate e Quota 41: ecco perché i lavoratori sono in pressing

Tra le diverse misure di flessibilità previdenziale richieste a gran voce dai lavoratori, la cosiddetta Quota 41 occupa certamente un posto di rilievo, essendo rientrata fin dalla campagna elettorale tra le stesse prerogative del governo. Dalla politica continuano infatti a giungere dichiarazioni d’intenti sulla necessità di riaprire le porte dell’Inps in base alla maturazione dei requisiti d’anzianità.

In questo senso, la misura consentirebbe a tutti i lavoratori che hanno maturato almeno 41 anni di versamenti di ottenere l’accesso alla pensione indipendentemente dall’effettiva età anagrafica. Il vantaggio evidente sarebbe quindi per i cosiddetti lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che si trovano costretti a proseguire l’attività nonostante oltre quattro decenni di versamenti alle proprie spalle, subendo al contempo anche gli interventi al rialzo sul parametro contributivo per gli adeguamenti all’aspettativa di vita.

Pensioni flessibili, i lavoratori precoci chiedono la quota 41 per tutti

Da queste considerazioni parte il pressing dei lavoratori, che chiedono l’estensione della Quota 41 per tutti senza penalizzazioni. Attualmente, l’opzione risulta infatti disponibile solo per alcuni specifici profili di disagio indicati dal legislatore (i disoccupati, gli invalidi al 74%, i caregivers e coloro che svolgono attività gravose o usuranti). Oltre a ciò, bisogna aver maturato almeno 12 mesi di contribuzione prima di aver compiuto i 19 anni di età.

Dal punto di vista legislativo, l’estensione della misura rientra tra i propositi dell’esecutivo, ma non sembra poter trovare attuazione immediata. In diverse occasioni è stato sottolineato che il provvedimento non rientrerà all’interno della prossima Manovra, pertanto potrebbe trovare attuazione solo verso la fine della legislatura. In passato, si era evidenziata la possibilità di un’attuazione al termine della sperimentazione della Quota 100 (che scadrà nel 2021).

Se la proiezione è quindi per una possibile introduzione della misura nel 2022, resta il fatto che per molti lavoratori la questione non può essere rimandata ulteriormente. Dai gruppi Facebook cresce infatti il pressing in tal senso, tanto che c’è chi parla anche della possibilità di avviare una class action. Rivendicazioni con le quali il Governo dovrà certamente confrontarsi nel prossimo autunno, quando la discussione sulla legge di bilancio entrerà nel vivo.

Continua a leggere su Fidelity News