Pensioni anticipate e Quota 100: tornano le voci di un rischio scalone. Occhi puntati sul Def

Sulle pensioni anticipate, i prossimi mesi saranno decisivi. Il governo è chiamato a trovare un delicato compromesso tra le esigenze di flessibilità dei lavoratori e quelle di tenuta dei conti pubblici.

Pensioni anticipate e Quota 100: tornano le voci di un rischio scalone. Occhi puntati sul Def

Tornano a concretizzarsi le voci di un rischio “scalone” per coloro che non dovessero riuscire a maturare i requisiti utili di accesso alla pensione flessibile tramite la Quota 100. Ed anzi, nel caso in cui l’opzione dovesse essere sacrificata con un anno di anticipo rispetto alla sua scadenza naturale, il problema potrebbe porsi anche per coloro che sanno di poter maturare l’accesso alla quiescenza nel corso del 2021.

La questione si pone all’interno di un quadro tecnico complesso, che vede incrociare le diverse istanze di riforma non solo del settore previdenziale, ma più in generale dell’intero sistema economico e fiscale. A partire dalla neutralizzazione delle clausole relative all’Iva, la cui rimodulazione al rialzo (sui beni voluttuari e di lusso) resta comunque sullo sfondo.

Nella questione rientra poi la promessa di ripensare anche l’Irpef, favorendo gli scaglioni più bassi e andando così a garantire maggiore reddito nelle tasche di coloro che possono smuovere e rilanciare l’economia reale. Un quadro, quello dell’intervento congiunto pensioni – fisco, che però potrebbe andare a pesare per non meno di 14-15 miliardi di euro.

Pensioni anticipate, il rischio del nuovo scalone sulla Quota 100

Proprio la necessità di reperire risorse in vista degli interventi appena descritti ha rilanciato nelle scorse ore sulla stampa specializzata l’ipotesi di una chiusura anticipata per la Quota 100. In questo senso, le poste accantonate per garantire l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età e 38 anni di versamenti potrebbero essere dirottate all’interno dei nuovi provvedimenti di flessibilità in adozione da parte del governo.

In questo modo si potrebbe anche agire con gradualità sui meccanismi di uscita flessibile dal lavoro. Questo per evitare che l’incertezza possa provocare una vera e propria corsa ai pensionamenti da parte di coloro che hanno deciso di posticipare l’accesso alla quiescenza nonostante la maturazione dei requisiti utili attraverso una delle opzioni sperimentali attualmente presenti sul tavolo. Per capire come andrà a finire, bisognerà attendere i prossimi mesi, quando il governo dovrà necessariamente mettere nero su bianco i propri intenti attraverso la presentazione del Def.

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