Pensioni anticipate e Quota 100: ecco perché il tasso di sostituzione non supererà il 30%

Le stime ad opera dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro e degli economisti mettono in dubbio l’effettiva efficacia delle nuove pensioni flessibili tramite Q100 al fine del ricambio generazionale.

Pensioni anticipate e Quota 100: ecco perché il tasso di sostituzione non supererà il 30%

Arrivano nuove prese di posizione da parte dei consulenti del lavoro in merito alle pensioni anticipate tramite Quota 100 ed in particolare all’effettiva efficacia della misura di flessibilità nell’accesso all’Inps rispetto al riavvio del turn over. Il provvedimento è nato per consentire ai lavoratori con almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione di ottenere un’uscita agevolata rispetto ai criteri di vecchiaia, consentendo al contempo alle imprese di assumere nuove figure.

A conferma dell’impostazione il legislatore ha infatti introdotto il divieto di cumulo con ulteriori attività lavorative dipendenti o autonome, fatta eccezione per i redditi occasionali prodotti nella misura massima di 5 mila euro lordi annui. Un vincolo pensato in tutta evidenza al fine di agevolare i nuovi inserimenti, impedendo che i neo pensionati potessero cumulare l’assegno previdenziale con il reddito prodotto proseguendo l’attività lavorativa.

Nei fatti le stime dei consulenti del lavoro indicano che in questo meccanismo qualcosa si è inceppato, visto che l’effettivo turn over tra giovani e anziani non supererà il 30%. Oltre a ciò, l’Osservatorio statistico spiega anche che il ricambio generazionale avrà luogo in modo selettivo e settoriale. Così, un buon livello di turn over si realizzerà in particolare per ambiti nei quali i lavoratori presentano competenze elevate, cioè nelle attività lavorative specializzate. Gli altri settori dell’economia potrebbero restare quindi tagliati fuori da ogni vantaggio, oppure restarne influenzati solo marginalmente.

Le rilevazioni dell’economista Brambilla sul turn over con la Quota 100

A sembrare ancora più pessimista è l’economista Alberto Brambilla, che ha fatto recentemente il punto della situazione durante un proprio intervento per il quotidiano Il Messaggero. Per l’esperto del settore previdenziale, una sostituzione piena sarà possibile potenzialmente solo all’interno della pubblica amministrazione, dove lo Stato potrà decidere di avviare i concorsi necessari a completare il turn over.

Per il settore privato un simile scenario risulterebbe invece impossibile, ed anzi sarebbe lecito attendersi circa due assunzioni ogni dieci licenziamenti. Numeri che in tutta evidenza decretano un possibile fallimento della Quota 100 dal punto di vista dell’efficacia nel ricambio generazionale. Insomma, se le richieste di accesso alla pensione anticipata sembrano destinate a realizzarsi in numero inferiore rispetto alle stime iniziali, anche le prospettive legate all’ingresso di nuovi giovani nel mondo del lavoro potrebbero subire un forte ridimensionamento.

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