Pensioni anticipate e Quota 100: ecco perché il divieto di cumulo aumenta il rischio del lavoro nero

La nuova opzione di flessibilità previdenziale a partire dai 62 anni di età e 38 anni di contribuzione sta riscuotendo un largo successo di pubblico, ma non è esente da critiche per il rischio di un aumento del lavoro nero.

Pensioni anticipate e Quota 100: ecco perché il divieto di cumulo aumenta il rischio del lavoro nero

Il grande interesse dei lavoratori per le nuove pensioni anticipate tramite la quota 100 è dimostrato dal vero e proprio boom di domande inoltrare all’Inps fin dai primi giorni di entrata in vigore del provvedimento, visto che i dati in arrivo dall’Istituto pubblico evidenziano l’invio migliaia di domande fin dai primi giorni.

La nuova opzione di quiescenza agevolata non risulta però esente da critiche. Se da un lato una certa rigidità dei requisiti di accesso (almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione) rischia di escludere proprio coloro che hanno vissuto una carriera lavorativa più complicata, dall’altro lato il divieto di cumulo sta facendo emergere non poche perplessità per gli effetti diretti ed indiretti che rischia di produrre.

Pensioni flessibili e Quota 100: il cumulo potrebbe portare ad una crescita del lavoro nero

Una cosa è certa: il lavoratore che dovesse decidere di dare seguito alla nuova pensione anticipata tramite quota 100 deve riflettere con attenzione sull’eventuale gap che si verrà a creare nell’importo dell’assegno rispetto alla scelta di proseguire l’attività lavorativa fino al raggiungimento dell’uscita di anzianità o di vecchiaia prevista dalla Riforma Fornero.

Il divieto di cumulo aggiunto dal legislatore impedisce infatti di proseguire o iniziare qualsiasi nuova attività lavorativa sia dipendente che autonoma, di fatto escludendo anche la prosecuzione dei versamenti presso la propria posizione Inps. Un primo effetto evidente è quindi il congelamento dell’assegno, che potrà crescere solo in virtù di eventuali future rivalutazioni all’inflazione.

Un secondo fenomeno che potrebbe però concretizzarsi è il ricorso al lavoro nero. Non sorprende quindi che tra gli esperti del settore emerga forte contrarietà rispetto al vincolo. “Assieme a quota 100 rispunta il divieto di cumulo; un istituto che ha generato una montagna di lavoro nero e che, con molta fatica, dopo oltre 15 anni, riuscimmo a eliminare a decorrere dal 2010″ spiega Alberto Brambilla, consigliere economico del Governo di area leghista e Presidente dell’Istituto Itinerari Previdenziali.

Su quest’ultimo punto il giudizio è quindi netto: “anziché trovare soluzioni tecniche equitative per ridurre l’impatto di quota 100 si applicano norme vecchie e superate come divieti, finestre e temporalità”. Con l’effetto di dare seguito ad un messaggio contraddittorio, visto che si agevolano le uscite ma si obbliga allo stesso tempo le persone a “stare in panchina al parco o sul divano perché c’è il divieto di cumulo tra redditi da lavoro e reddito da pensione”.

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