Pensioni anticipate e Quota 100: c’è chi boccia la misura e le stime di uscita

Con l’avvio delle nuove pensioni anticipate tramite quota 100 l’Inps ha registrato fin dalle prime ore un alto flusso di richieste, ma non tutti sono sicuri del successo della misura. L’allarme sui rischi arriva da chi è favorevole allo stesso Governo.

Pensioni anticipate e Quota 100: c’è chi boccia la misura e le stime di uscita

La nuova quota 100 è al centro del dibattito pubblico dopo la partenza sprint registrata dall’Inps e l’elevato interesse dimostrato da parte dei lavoratori potenzialmente coinvolti. Nelle prime 48 ore di entrata in vigore del provvedimento sono state già migliaia le domande di quiescenza presentate dai lavoratori.

Ma questo elevato flusso potrebbe spiegarsi anche con il fatto che il provvedimento è stato lungamente atteso dai lavoratori, nonché oggetto di continui rinvii nella sua discussione politica e legislativa. Con la conseguenza di diventare operativo sottodata rispetto alla chiusura della prima scadenza utile per inviare la domanda di quiescenza al fine di poter ottenere l’assegno entro la finestra di aprile 2019.

Le uscite dimezzate rispetto alle stime del Governo

Se da un lato il Governo ha quindi colto immediatamente l’occasione del forte afflusso presso l’Inps per evidenziare la buona riuscita dell’operazione, non manca chi invita alla calma ed evidenzia anche le criticità insite nella nuova opzione di quiescenza. Ad esprimersi in tal senso è in particolare il Presidente del Centro Studi e ricerche Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla.

L’esperto del settore di area leghista ha innanzitutto rivisto al ribasso le stime di uscita con la quota 100, portandole dal milione annunciato dal Governo per il periodo 2019 – 2021 ad un dato più contenuto e stimabile in circa 400-450mila pensionamenti. Il dato, per altro, non dovrebbe crescere molto nemmeno prendendo in considerazione le altre opzioni di flessibilità, come nel caso dell’opzione donna, dell’APE sociale e della quota 41 per i lavoratori precoci in stato di disagio.

D’altra parte, per Brambilla resta evidente che se la stima relativa ad un milione di nuovi pensionamenti fosse davvero confermata, “un tale numero di uscite manderebbe in default l’intero sistema, con 30 miliardi di costo già a metà del terzo anno”, evidenzia l’economista. Mentre il rallentamento del PIL all’orizzonte potrebbe addirittura far pensare ad un possibile restringimento della sperimentazione nel prossimo futuro.

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