Pensioni anticipate e Manovra 2020: per l’APE volontario si attendono ancora conferme

Tra le misure in scadenza al termine del 2019 ci sono anche le pensioni flessibili tramite la versione volontaria dell'APE, per la quale bastano appena 20 anni di versamenti. Ecco perché i lavoratori ne chiedono la proroga nella nuova legge di bilancio.

Pensioni anticipate e Manovra 2020: per l’APE volontario si attendono ancora conferme

Nelle scorse ore sono arrivate importanti conferme rispetto alla proroga dell’APE sociale e dell’Opzione Donna all’interno della prossima legge di bilancio. Ma c’è una misura che continua a riscontrare il forte interesse dei lavoratori, ovvero la versione volontaria dell’APE. Questo meccanismo di prepensionamento nasce infatti come sperimentale e risulta in scadenza al 31 dicembre del 2019. Senza un ulteriore intervento del legislatore, il meccanismo di flessibilità sembra quindi destinato a terminare definitivamente.

Pensioni anticipate: con l’APE volontario bastano appena 20 anni di versamenti

Stante la situazione, non è difficile comprendere perché per tanti lavoratori l’APE volontario rappresenti una risorsa importante in età avanzata. L’opzione consente infatti l’ingresso nell’Inps a partire dai 63 anni di età e con appena 20 anni di versamenti, contro i 30-36 anni necessari per la versione “sociale”.

Bisogna inoltre tenere conto che altre misure di prepensionamento richiedono comunque il raggiungimento di un’anzianità contributiva rilevante. Si pensi ad esempio ai 35 anni necessari per l’Opzione Donna, oppure ai 38 anni indispensabili per poter accedere alla Quota 100. In questo senso, i 20 anni dell’APE volontario concretizzano un’opportunità di prepensionamento anche per coloro che hanno avuto carriere precarie, discontinue o interrotte.

Il meccanismo del prestito ponte ed il periodo favorevole dei tassi

Il pensionamento anticipato funziona infatti tramite un prestito ponte, con la restituzione prevista in 240 rate mediante una trattenuta sul futuro assegno pensionistico. L’onere sostenuto dal lavoratore appare però particolarmente contenuto visto il particolare periodo storico riguardante l’andamento dei tassi di interesse. Oltre a ciò, le somme erogate in favore del pensionando non costituiscono reddito e non si vedono applicare l’Irpef.

I costi sostenuti per gli interessi di finanziamento e per i premi assicurativi si vedono inoltre riconosciuti come un credito d’imposta annuo nella misura del 50% dell’importo. Infine, vi è da considerare che gli oneri per le casse dello Stato risultano molto limitati, soprattutto se confrontati con altri meccanismi di pensionamento anticipato che richiedono l’accantonamento di coperture importanti. Anche per questo, sono molti i lavoratori che si attendono una proroga del provvedimento all’interno della prossima legge di bilancio 2020. Sulla questione si attende, quindi, un riscontro positivo da parte del legislatore, così come già avvenuto per la versione sociale dell’APE.

Continua a leggere su Fidelity News