Pensioni anticipate e APE sociale: in tanti auspicano il rinnovo nel 2020

I lavoratori che non riescono ad accedere alla quota 100 e che vivono situazioni di disagio sperano nella proroga dell’APE sociale per ottenere la quiescenza a partire dai 63 anni di età.

Pensioni anticipate e APE sociale: in tanti auspicano il rinnovo nel 2020

Nel ventaglio delle opzioni che un lavoratore può valutare per accedere in modo anticipato alla pensione c’è un meccanismo che rischia di interrompersi alla fine del 2019. Si tratta dell’APE sociale (ecco come richiederla), un provvedimento pensato in modo specifico per chi vive in situazioni di disagio e si trova in difficoltà durante l’età avanzata nel maturare i requisiti ordinari di quiescenza. In particolare, il riferimento va a persone che per specifiche condizioni faticano a proseguire l’attività ed allo stesso tempo non riescono a maturare la pensione di vecchiaia o quella anticipata ordinaria.

La legge Fornero prevede infatti che nel primo caso sia necessario raggiungere i 67 anni di età unitamente ad almeno 20 anni di contribuzione, mentre nel secondo caso serve maturare almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne). L’APE sociale si inserisce tra questi due meccanismi, garantendo per i profili individuati dal legislatore il pensionamento dai 63 anni di età con almeno 30-36 anni di versamenti.

La misura resta però in essere in via sperimentale, con scadenza alla fine dell’anno. Proprio questo punto sembra preoccupare non pochi lavoratori, visto che un’eventuale conclusione di fatto rischierebbe di lasciare oggettivamente scoperti dei profili che di fatto perderebbero il meccanismo di prepensionamento a carico dello Stato.

Come funziona ed a chi è rivolta l’APE sociale in scadenza nel 2019

Ricordiamo che l’accesso all’Ape sociale consente il pensionamento a quattro specifiche categorie di lavoratori. Si tratta di coloro che hanno perso il lavoro (vengono quindi esclusi i licenziamenti volontari) terminando allo stesso tempo da almeno tre mesi la disoccupazione, oltre ai lavoratori con invalidità uguale o superiore al 74%. Troviamo quindi i caregiver (ovvero le persone che assistono da almeno sei mesi un familiare con grave disabilità).

Per questi primi tre casi è possibile ottenere l’accesso alla quiescenza con almeno 30 anni di versamenti. Infine, il legislatore ha inserito nel provvedimento di tutela anche i lavoratori che hanno svolto mansioni particolarmente faticose e usuranti. In questo secondo caso, sarà però indispensabile aver effettuato versamenti per almeno 36 anni, contro i tre decenni dei casi precedenti.

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