Pensioni anticipate: dopo lo stop alla Quota 100 ecco, cosa potrebbe accadere

Sulle pensioni flessibili si punta a nuove opzioni per anticipare l’uscita, ma con penalizzazioni: mentre la riforma Fornero resta in essere anche con la Quota 100.

Pensioni anticipate: dopo lo stop alla Quota 100 ecco, cosa potrebbe accadere

La presa di posizione del premier Conte in merito allo stop alla Quota 100 mette in chiaro quale sarà il possibile perimetro di azione della prossima riforma previdenziale, stante che servirà un nuovo sistema di uscita dal lavoro in grado di consentire maggiore flessibilità a partire all’incirca dai 63 anni di età, al fine di non creare uno scalone per coloro che dovessero rimanere esclusi dal termine della sperimentazione.

Sul punto ora in molti si interrogano rispetto a quella che potrà essere l’effettiva misura scelta dal governo, sebbene il contesto nel quale si opera non è quello di una cancellazione della legge Fornero. La Quota 100 consente infatti già oggi una flessibilità limitata dai 62 anni di età (con 38 anni di versamenti) e su base volontaria, lasciando comunque in essere le regole ordinarie decise nel 2011.

Quest’ultime prevedono il raggiungimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia con almeno 67 anni di età e 20 anni di versamenti, o in alternativa l’accesso alla pensione anticipata indipendentemente dal requisito anagrafico con almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti (con un anno di sconto in favore delle donne, portando quindi il vincolo a 41 anni e 10 mesi di contribuzione).

Riforma pensioni: le ipotesi per il post Quota 100 dal 2022

Rispetto al quadro appena evidenziato, bisogna per prima cosa sottolineare che ogni nuovo meccanismo di flessibilità attualmente allo studio non sarà disponibile prima del 2022, visto che fino al 31 dicembre 2021 resterà comunque in essere la Quota 100. Questo significa che con la manovra attualmente in fase di studio si concretizzeranno solo interventi riguardanti le opzioni in scadenza (come nel caso dell’APE sociale o dell’Opzione Donna).

La discussione sulla nuova riforma proseguirà quindi fino alla seconda metà del prossimo anno. Si tratta di un fattore che va sottolineato per non illudere i lavoratori su cambiamenti repentini e importanti delle regole di pensionamento nel breve termine. 

Attualmente le ipotesi prevedono un meccanismo di sostituzione della Quota 100 in grado di garantire comunque l’uscita dal lavoro a partire dai 63-64 anni e con almeno 38-39 anni di versamenti. Si discute anche di una possibile penalizzazione annua attorno al 2,5-3%, ma i dettagli restano solo delle mere ipotesi e il percorso di approvazione di una nuova flessibilità in uscita è ancora lungo e irto di ostacoli.

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