“It’s time“, canterebbe Mariah Carey, e puntuale arriva il momento di organizzare il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale. Quest’anno, però, la tradizione si scontra con un conto più salato. Le festività del 2025 si aprono infatti all’insegna dei rincari alimentari, con un aumento diffuso dei prezzi che mette sotto pressione i bilanci delle famiglie italiane proprio nel periodo simbolo della convivialità.
A lanciare l’allarme è il Codacons, che parla apertamente di “Natale dei rincari” e stima una spesa complessiva per l’alimentazione durante le feste pari a circa 3,1 miliardi di euro. Secondo l’analisi basata sugli ultimi dati Istat, molti dei prodotti immancabili sulle tavole natalizie registrano incrementi significativi rispetto allo scorso anno. Il caso più eclatante riguarda cacao e cioccolato in polvere, che segnano un aumento superiore al 20%, una dinamica che pesa non solo sui dolci fatti in casa, ma anche su dessert e preparazioni tipiche delle feste.
Il caffè, altro grande protagonista delle giornate natalizie, segue a ruota con un incremento vicino al 18%, rendendo più costoso anche il gesto quotidiano della tazzina condivisa con parenti e amici. Il cioccolato confezionato, spesso utilizzato per regali e pensieri natalizi, registra a sua volta un aumento che supera il 9%.
A incidere in modo rilevante sul costo complessivo dei pranzi e dei cenoni è anche la carne. Le stime del Codacons indicano un aumento di oltre l’8% per la carne bovina e di quasi l’8% per quella di vitello, mentre il pollo cresce di oltre il 5%. Anche i preparati a base di carne macinata, spesso utilizzati per antipasti e primi piatti elaborati, mostrano rincari superiori al 7%. Non va meglio per le uova, fondamentali per molte ricette tradizionali, che segnano un aumento vicino all’8%, né per i formaggi stagionati, che crescono di oltre il 7%.
Il quadro non migliora spostando l’attenzione su altri alimenti tipici delle festività. La frutta secca, dalle noci alle mandorle, registra un incremento di circa il 6%, così come i latticini. Anche il pesce, protagonista indiscusso della Vigilia, vede la spesa salire di oltre il 4%, con i molluschi che seguono una dinamica simile. Percentuali che, sommate, contribuiscono a rendere più onerosa la preparazione di menu completi e abbondanti, come da tradizione.In questo scenario complesso, emergono però alcune note in controtendenza.
L’olio d’oliva, dopo mesi di prezzi elevati, mostra un calo significativo, con una riduzione che sfiora il 18% rispetto allo scorso anno. Una boccata d’ossigeno per le famiglie, anche se non sufficiente a compensare i rincari generalizzati. Anche il brindisi natalizio riserva una sorpresa positiva, con il prezzo dello spumante in lieve diminuzione, attorno al 3%, rendendo almeno un po’ più accessibile il momento simbolico delle feste.