Licenziamenti bloccati per due mesi con il decreto Cura Italia: ecco chi può beneficiarne

All’interno del recente provvedimento di legge è stata prevista una specifica tutela per via dell’emergenza Covid-19: ecco quali lavoratori che non possono essere licenziati.

Licenziamenti bloccati per due mesi con il decreto Cura Italia: ecco chi può beneficiarne

Con l’ormai noto decreto “Cura Italia il legislatore ha previsto il divieto di licenziamento individuale o collettivo per le aziende che si sono trovate costrette a sospendere o chiudere temporaneamente la propria attività in virtù della grave emergenza sanitaria dovuta a Covid-19 (e dei conseguenti provvedimenti di legge volti a limitare la mobilità e quindi la diffusione del virus).

Nella pratica, i licenziamenti risultano vietati a partire dalla data dello scorso 17 marzo e fino alla scadenza fissata dal decreto, ovvero il prossimo 16 maggio 2020. Con il DL numero 18 del 2020 l’esecutivo ha quindi messo in sicurezza moltissimi posti di lavoro per circa due mesi, attraverso l’introduzione del blocco ai licenziamenti individuali per giustificati motivi ed a quelli collettivi per tutte le imprese. Questo in via indipendente rispetto al numero di lavoratori occupati.

Resta comunque il fatto che nel caso in cui l’azienda abbia avviato il licenziamento collettivo in data precedente al 17 marzo 2020, la procedura può continuare fino al termine. Oltre a ciò, è comunque possibile il licenziamento per giusta causa, per giustificato motivo soggettivo, quello di natura disciplinare e per il mancato superamento del periodo di prova, oltre che per il raggiungimento dell’età pensionistica.

Colf e badanti non rientrano nel divieto di licenziamento

Rispetto a quanto appena evidenziato, bisogna sottolineare che i cosiddetti lavoratori domestici (colf e badanti) sono esclusi dal divieto di licenziamento durante il periodo che contraddistingue l’emergenza dettata dal Coronavirus. Sulla questione sono intervenuti nelle ultime settimane anche i sindacati, visto che la categoria non gode di molte delle tutele previste con i recenti decreti.

Infatti, oltre al divieto di licenziamento è stata esclusa anche la possibilità di avviare la cassa integrazione. Ma i rischi per la categoria sono anche per il dopo crisi, visto che in molti casi si potrà concretizzare la perdita del posto di lavoro. Le decisioni dell’esecutivo circa la limitazione della mobilità personale nella pratica non impediscono il lavoro domestico, ma ne limitano fortemente l’attività e molte famiglie potrebbero decidere di rinunciare alle collaboratrici familiari.

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