Il mercato delle mascherine e la necessità di acquistarne così tante in poco tempo ha obbligato il governo a prendere atto di nuove misure per garantire la possibilità a tutti di comprarle. Inizialmente, la mascherina più economica costava almeno 2 euro mentre, con le nuove normative, il prezzo è di massimo 50 centesimi.
Insieme a ciò, però, le aziende hanno richiesto il rimborso di una parte del costo, in quanto il prezzo all’ingrosso era già superiore alla soglia dei 50 centesimi, pertanto la vendita delle stesse comporterebbe solo delle perdite.
La circolare numero 11 del 6 maggio 2020 chiarisce alcune caratteristiche in seguito alle domande poste dai professionisti riguardo la gestione fiscale di tutto ciò che riguarda il commercio di mascherine e che già era stato deciso con il Decreto Cura Italia.
Agenzia delle Entrate: rimborso mascherine, cosa fare?
L’Agenzia delle Entrate ha definitivamente chiarito che le spese sostenute per comprare tali dispositivi possono essere detratte nella voce “Spese Sanitarie” nella dichiarazione dei redditi. Questo vale anche per i privati. Precisamente, si parla del 19% delle spese superiori ai 129.11 euro. La cosa fondamentale è che bisogna conservare gli scontrini dei vari acquisti e su di essi devono essere riportati sia il nome di chi l’ha acquistato, sia la conformità delle mascherine stesse.
Per poter verificare quanto appena detto, chi compra le mascherine deve controllare che sullo scontrino ci sia il codice AD “spese relative all’acquisto o affitto di dispositivi medici con marcatura CE“. In alternativa, è fondamentale conservare i documenti che attestino la conformazione alla comunità europea se i dispositivi rientrano nella categoria “Banca dati dei dispositivi medici”, mentre per quelli che non rientrano in elenco bisogna tenere pronta per l’esibizione anche l’attestazione che conferma la conformità alle normative europee. Si tratta di misure necessarie per invitare le persone ad acquistare solo ed esclusivamente prodotti conformi alle normative vigenti.