Baby pensioni, lo studio della Cgia: ecco quanto ci costano davvero

Secondo un recente studio sono oltre 560mila i cittadini che beneficiano di una pensione pagata da oltre 40 anni, per un costo complessivo di 7 miliardi di euro.

Baby pensioni, lo studio della Cgia: ecco quanto ci costano davvero

La polemica sulle baby pensioni torna a riaccendersi periodicamente, ovvero ogni volta che escono nuove statistiche in merito al provvedimento che ha consentito a centinaia di migliaia di cittadini di accedere all’Inps in giovanissima età e con criteri oggi inimmaginabili. A tornare sul punto negli scorsi giorni è stato l’ufficio studi della Cgia di Mestre, analizzando le ultime statistiche in arrivo dall’Inps all’interno di un nuovo report.

Secondo quanto dichiarato dal Coordinatore della ricerca Paolo Zabeo, le persone che hanno lasciato il proprio lavoro prima del 1980 sono più di 560mila. Di fatto, si tratta di pensionati che hanno percepito un assegno da parte dell’Inps da oltre 40 anni. “Molti di questi impiegati hanno potuto lasciare definitivamente la scrivania dell’ufficio in età giovanissima, grazie alla legge approvata nel 1973 dall’allora governo Rumor”.

Così, analizzando meglio i dati si scopre che tra questi baby pensionati i dipendenti pubblici hanno ottenuto l’accesso alla pensione mediamente a 41,9 anni di età, mentre i lavoratori privati sono usciti dal lavoro mediamente a 42,7 anni. Si evidenziano così circa 20 anni in meno di lavoro rispetto a coloro che accedono oggi allo stesso trattamento pensionistico tramite il pensionamento anticipato con la Quota 100.

Il problema delle baby pensioni e il peso sul bilancio pubblico

Stante la situazione appena evidenziata, il vero problema relativo alla questione è dato dal peso che tali assegni hanno sul bilancio pubblico, considerando che il loro costo ammonta a circa sette miliardi di euro. Secondo la Cgia, “gli effetti economici di queste decisioni politiche si fanno sentire ancora adesso”.

È infatti chiaro che quelle regole di accesso alla pensione appaiono oggi del tutto anacronistiche, visto che per la pensione di vecchiaia è necessario maturare almeno 67 anni di età con 20 anni di contribuzione, mentre la pensione anticipata prevista dalla legge Fornero richiede 42 anni e 10 mesi di versamenti (un anno in meno per le donne).

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