Zona rossa: Bergamo non dimentica. L’avvocato Trussardi spiega perché la Regione poteva farla

Roberto Trussardi, legale bergamasco specialista in responsabilità medica e sanitaria, chiarisce come la zona rossa non sia di esclusiva competenza statale. Critiche anche all'inerzia del governo e dei parlamentari bergamaschi da cui non è partita alcuna iniziativa.

Zona rossa: Bergamo non dimentica. L’avvocato Trussardi spiega perché la Regione poteva farla

Eliana Como, sindacalista FIOM di Bergamo, era in prima fila pochi giorni fa, davanti alla prefettura per “accogliere” il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, con tanto di megafono. Una protagonista della battaglia, per portare alla luce le eventuali responsabilità del duo Fontana-Gallera, quindi di Regione Lombardia e di Assolombarda, l’associazione degli imprenditori lombardi.

Soprattutto nella gestione della cosiddetta zona rossa nell’area bergamasca, la più colpita d’Europa, che la sindacalista considera deficitaria, accusando i vertici regionali di aver ceduto alle pressioni degli industriali, evitando le chiusure immediate delle numerose aziende manifatturiere della Val Seriana.

La Como, portavoce della componente di opposizione interna della CGIL “Riconquistiamo tutto”, non lesina critiche nemmeno al sindacato, ricordando che il 27 febbraio, durante i giorni cruciali della pandemia, un comunicato nazionale delle parti sociali, “..incredibilmente condiviso da Cgil Cisl Uil..” – scrive la Como sui social – recita testualmente “è ora importante valutare con equilibrio la situazione per procedere a una rapida normalizzazione, consentendo di riavviare tutte le attività ora bloccate“.  Poiché in quel periodo non vi era alcuna attività sospesa, tranne le scuole e le aziende di Vo e Codogno, per la Como il messaggio da parte degli imprenditori era chiaro.

Pur considerando un errore storico, dei vertici sindacali, la sottoscrizione di quel comunicato “... per me significa che a Roma i miei vertici non avevano capito niente di cosa stava per accadere qui”, prosegue la sindacalista secondo cui “le responsabilità sono e restano degli industriali e della politica. E rivendica la mobilitazione dei lavoratori, con gli scioperi che costrinsero tutto il sistema manifatturiero a rivedere, probabilmente troppo tardi, le proprie posizioni.

Ed è proprio sullo scaricabarile tra Regione e Governo, che è bene tornare. Dopo l’articolo in cui cerchiamo di comprendere cosa è successo in quei giorni, la Como rende noto il parere di un legale di Bergamo, l’avvocato Roberto Trussardi, specialista in Responsabilità medica e sanitaria. Il legale fa una premessa, accusando tutto il sistema politico di una completa inerzia, in quei giorni infernali.

A partire dai silenzi del Presidente della Repubblica e del premier Conte. “…I parlamentari bergamaschi rintanati chissà dove – scrive Trussardi – non hanno assunto uno straccio di iniziativa“: dopo un mese i primi aiuti dall’estero, con l’arrivo dei medici cubani. Affrontando il discorso zona rossa, Trussardi chiarisce le norme che ne regolamentano l’istituzione.

Art 117 della Costituzione, riformato nel 2001, si può sintetizzare in: legifera la Regione ma dentro linee guida dettate dal Governo. In materia di profilassi internazionale, la competenza è esclusivamente dello Stato, mentre la tutela della salute è di competenza di entrambi. “Un grande pasticcio, lo definisce Trussardi. La zona rossa non può essere di esclusiva competenza governativa, poiché -pur trattandosi di pandemia – l’emergenza sanitaria di Bergamo era sul territorio nazionale, rientrando nelle competenze di tutela della salute

DLGS 1/2018, decreto legislativo sul funzionamento della protezione civile, è un groviglio di competenze tra Stato, Protezione Civile, Regioni, Sindaci e Prefetti. Comunque nel decreto si autorizzano ordinanze di protezione civile, in deroga per fronteggiare lo stato di emergenza.

La legge del 1978 sull’istituzione del SSN, che l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera dichiarò di non conoscere, permette alla regione di intervenire con ordinanze contingibili ed urgenti, come è stato fatto per il materiale DPI o per la regolamentazione delle attività commerciali. Eppure Gallera disse che non poteva usufruire delle forze dell’ordine. “Falso, perché in materia di protezione civile – risponde Trussardi – anche i regionali possono disporre dei volontari, dei VVFF e delle forze di polizia.”

In sintesi, per l’avvocato Trussardi, la competenza principale sulla questione zona rossa era dello Stato esercitabile con la Protezione Civile, ma la Regione poteva intervenire con ordinanze a carattere di urgenza, come in Emilia-Romagna ed in Campania. E conclude amaramente accusando Stato e Regione di “...incapacità mista a volontà di non risultare sgraditi a Confindustria. Seimila persone nelle urne cinerarie “ringraziano” la banda romana e quella milanese.

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