Negli ultimi tempi il mondo della sanità internazionale è scosso dal propagarsi di focolai di epidemia del virus Zika, per il quale attualmente non esiste nessun vaccino ed è stato trasmesso, in Texas, anche tramite un rapporto sessuale. In Italia, fino ad ora, sono stati segnalati alcuni casi ma negli scorsi giorni sembrava che il virus si fosse ‘dimenticato di noi‘. Così, però, non è stato.
A contrarre il virus, questa volta, è stato un ragazzo di 30 anni – di Rimini – che negli ultimi giorni è rientrato dopo aver fatto un viaggio a Santo Domingo. Il contagio è stato diagnosticato dall’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, dopo che il medico del ragazzo ha inviato lì alcuni campioni di sangue prelevati al ragazzo dopo che aveva chiesto consulenza al medico a causa di febbre e malesseri diffusi nel corpo.
Il medico del ragazzo si è insospettito a causa della moltitudine di sintomi che presentava: febbre alta, coingiuntivite e dolori articolari. Allora ha ritenuto opportuno effettuare un campione ematico per mandarlo ad analizzare: i suoi timori erano fondati ed il ragazzo ha contratto il virus Zika.
Questo è il primo caso accertato in Emilia Romagna e l’Assessore Regionale alle Politiche per la Salute, Sergio Venturi, dopo la conferma che si trattasse effettivamente del virus di cui tanto si parla, ha dichiarato: “La vigilanza resta alta, i servizi sono attivati. La situazione, in Emilia-Romagna, è assolutamente sotto controllo“. Sembra allora che non ci sia nulla di cui preoccuparsi. Ricordiamo che il virus Zika non è assolutamente letale e che è pericoloso soltanto per le donne incinte in quanto può causare problemi al nascituro. Per tutte le altre persone è come una banale influenza di stagione.
In Italia, comunque, i casi di Zika accertati sono una decina e tutte le persone contagiate hanno contratto il virus all’estero e, avendolo incubato durante il viaggio, si è poi manifestato quando erano già in Italia. Gli esperti ricordano che non vi è alcun pericolo imminente per la salute, ma sconsigliano ugualmente alle donne incinte di fare viaggi nei Paesi considerati a rischio.