Papa Francesco ha voluto porre al centro dell’attenzione gli assi portanti del “sistema Emilia”: lavoro e cooperazione, buona politica, e accoglienza degli stranieri.
Prima a Cesena, dove ha parlato della corruzione considerandola, con testuali parole, il tarlo della vocazione politica che non lascia crescere la civiltà. A suo parere, il “buon politico” lascia da parte le sue idee personali per prendere le iniziative degli altri e armonizzarle, accomunarle perché sia bene comune. Se ciò dovesse realmente accadere, il Papa lo paragona ad “un martire”, proprio perché – lasciando le proprie idee e mettendole a servizio per andare verso il bene comune – avvalora la società.
Poi a Bologna, dove ha sottolineato la necessità, con precise parole, che un numero maggiore di Paesi l’adotti programmi di sostegno privato e comunitario all’accoglienza, e opti per l’apertura di corridoi umanitari per i rifugiati in situazioni più difficili, onde evitare attese insopportabili e tempi persi che possono illudere. Un vero e proprio appello a velocizzare le procedure, che è risuonato come un forte richiamo alla politica.
A seguire, l’appuntamento con il mondo del lavoro in piazza Maggiore, considerando le parti sociali diverse, spesso in discussione anche aspra tra loro, ma che hanno imparato che solo insieme possono uscire dalla crisi e costruire il futuro.
Per l’occasione, il Santo Padre ha sottolineato particolarmente di portare avanti l’indispensabile welfare, che alcuni chiamano il “sistema Emilia”. Vi è stato, poi, il pranzo con i poveri all’interno della basilica di San Petronio, l’incontro con sacerdoti e i religiosi all’interno della Cattedrale di San Pietro, e l’incontro con il mondo accademico in Piazza San Domenico, con la consegna del Sigillum massimo d’ateneo.
Al termine, alle ore 17, la Santa Messa allo stadio Dall’Ara a cui tutti – previa prenotazione – hanno, sempre se voluto, potuto assistere. Una stupenda celebrazione a cui tutti i presenti sono stati invitati ad unirsi in comunione.