Villa Pamphili, il passato oscuro di Kaufmann: le accuse della sorella tra paure e segreti di famiglia

La sorella di Francis Charles Kaufmann rompe il silenzio e racconta un passato segnato da inquietudini e tensioni familiari, aggiungendo nuovi elementi alla vicenda che ha sconvolto Villa Pamphili.

Villa Pamphili, il passato oscuro di Kaufmann: le accuse della sorella tra paure e segreti di famiglia

La vicenda che ha scosso Roma nelle ultime settimane continua a essere al centro dell’attenzione pubblica. Francis Charles Kaufmann, il cittadino americano al centro del caso Villa Pamphili, è accusato della morte della compagna Anastasia Trofimova, 28 anni, e della loro figlia Andromeda, a pochi giorni dal primo compleanno.

A parlare oggi è Penelope, sorella dell’uomo, che dalle colonne di Repubblica ricostruisce un passato complesso e segnato da comportamenti preoccupanti. Secondo quanto dichiarato, Kaufmann avrebbe mostrato sin dall’infanzia tratti difficili da comprendere: episodi di aggressività, difficoltà nella gestione delle emozioni e rapporti familiari tesi. “Era brillante e sapeva entrare in sintonia con le persone, ma dietro quello sguardo si nascondeva una fragilità molto più profonda“, ha raccontato Penelope.

Per anni, Kaufmann aveva vissuto tra Europa e Stati Uniti, cambiando identità e reintegrandosi in ambienti diversi, con una storia personale costellata di promesse artistiche mai mantenute e collaborazioni nel mondo del cinema indipendente che non si sono mai concretizzate davvero. “Avevo scritto per lui diverse sceneggiature, credevo nel suo talento. Ma la verità è che cercava solo di affascinare chi lo circondava“, aggiunge la sorella.

Il racconto prosegue con toni intensi, ma mai volgari o allarmistici: la donna sottolinea come già in passato Francis avesse manifestato comportamenti problematici, in particolare quando faceva uso di alcol o sostanze. Un episodio, in particolare, riguarderebbe un grave litigio con il fratello minore, durante il quale la situazione sarebbe degenerata al punto da costringere Kaufmann ad allontanarsi definitivamente dagli Stati Uniti.

Quando ci ha detto che aspettava una figlia, ci siamo illusi che qualcosa stesse cambiando. Ma avevamo sempre paura“. Il racconto di Penelope si intreccia con le indagini in corso. Secondo le ipotesi degli inquirenti, il movente sarebbe legato a un momento di crisi personale e familiare, accentuato dalla fine della relazione con Anastasia.

L’uomo avrebbe agito in preda a una disperazione non elaborata, cercando poi di nascondere quanto accaduto. La sorella, tuttavia, non crede alla versione di una rottura improvvisa: “Mi ha scritto dicendomi che lei lo aveva lasciato, poi due giorni dopo ha mandato una mail in cui sosteneva che fosse tornata per riprendere la bambina. Io, però, so che non era vero”. La comunità internazionale resta in attesa degli sviluppi processuali, ma il racconto di Penelope aggiunge un tassello importante per comprendere il contesto umano e familiare dietro questa triste vicenda. “Spero che ora venga fatta giustizia, e che nessuno più debba vivere nella paura“.

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